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«Non hanno cambiato nulla restano gli stessi problemi»

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Il senatore della Lega Nord parla di un dl sicurezza che, al contrario di quello che dice Amato, nella sostanza e nella forma riprende il vecchio decreto che l'esecutivo ha lasciato decadere. «Anche perché, se fosse un testo diverso non risolverebbe il problema delle espulsioni dall'Italia dei cittadini comunitari». Quindi nessun progresso? «Intendiamoci, l'approvazione del testo in Cdm è un passo in avanti, ma rimangono i soliti problemi». Quali? «Primo: non potevamo farla passare subito questa legge? Poi, secondo: cosa farà adesso il Parlamento? Verranno introdotte le norme che hanno portato il vecchio decreto a decadere? Terzo: aspettiamo di sentire cosa dirà Napolitano. Perché è chiaro che il testo ripete gli stessi concetti del precedente decreto. È una reiterazione». Senatore Castelli secondo lei cosa farà il capo dello Stato? «Napolitano si scorderà di essere il presidente della Repubblica e chiuderà un occhio. Come vede il governo ha provato a metterci una toppa, ma i pasticci restano. Certo non saremo noi a fermare il dl». Vuol dire che la Lega lo voterà? «No, vediamo prima come lo modificano. Vede, ormai sono troppo abituato a questi giochi. Tra le righe ci mettono sempre una trappola». Ferrero infatti ha votato sì in Cdm, ma ha chiesto di accelerare per cambiare la Bossi-Fini. «Appunto. Fanno una legge che apre le frontiere a tutti e un decreto sulle espulsioni. Chi vincerà? È una lotta tra Amato e la sinistra estrema. Il quadro, i nodi sono sempre gli stessi. Certo è che se vincerà la sinistra estrema sarà decreto insicurezza». Si passerà per la fiducia? «Ormai è una parola superflua. Vediamo cosa fanno quelli che dicono che non stanno con Prodi». Chi? I diniani? Bordon? Manzione? «Beh, Manzione è uno che parla poco, Bordon un po' di più. Poi c'è Dini che parla ogni giorno, ma alla fine fa il contrario di quello che dice. Noi aspettiamo di vedere quello che sa fare, ma forse ha ragione Prodi quando insinua che non ne avrà mai il coraggio». Appunto, Prodi. Nonostante tutto lui resta lì. «Prodi resterà lì finché non cambiano i vertici Enel, Eni e Finmeccanica. Queste tre società valgono circa il 30% della Borsa. Figuriamoci se rinuncia a piazzare i suoi uomini».

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