Dini: "Prodi è un disperato"
«Prodi pensa di essere l'unico a poter guidare il Paese, ed è una pretesa assurda». È stato un santo Stefano amaro per il presidente del Consiglio che alla vigilia del tradizionale discorso di fine anno, si è visto recapitare da Lamberto Dini questo «regalo». Che il pericolo per Prodi fosse rappresentato dai centristi più che dalla sinistra radicale era chiaro da mesi. Da quando cioè Dini decise di legare a se alcuni parlamentari e giocare come battitore libero con un nuovo partito. Ma ieri, proprio mentre Prodi si prepara per la verifica di gennaio sulla politica economica e sulla riforma elettorale, ecco che Dini è partito all'attacco usando toni ultimativi da esponente dell'opposizione. Poche parole al vetriolo che rischiano di aprire una crisi subito dopo le feste. Il leader dei Liberaldemocratici fa intendere di non credere alla svolta di gennaio e alle iniziative che il governo potrebbe prendere su fisco e economia per rilanciare la coalizione. Dini fa un'analisi impietosa: «Il governo ha perso la metà dei consensi che aveva al momento della sua instaurazione. Quelle di prodi sono proposte disperate, ci dica dove va a prendere i soldi. Mi pare che l'intenzione sia di dare con una mano e di riprendere con un'altra. La Finanziaria non è nelle condizioni da sopportare sgravi fiscali per miliardi e miliardi di euro». Poi annuncia che nei prossimi giorni indicherà «quale sono le misure di cui il Paese ha bisogno per riprendere il suo cammino e superare il declino. Non è con la redistribuzione che si supera il declino, ma rilanciando l'economia e non è con quelle misure che sembra volere annunciare il presidente del Consiglio si può rilanciare l'azione del governo». Insomma una critica a tutto campo proprio di chi sta per abbandonare la zattera del Professore. E mentre Prodi sostiene che la spallata di Berlusconi metterebbe il Paese «in uno stato dannoso di inquietudine» Dini non sembra allarmato: «L'opposizione fa il suo lavoro e il governo faccia il proprio e il proprio è per ora soltanto perdita di consensi». Forse Prodi non si aspettava questo affondo dopo che la Finanziaria ha superato le forche caudine del Senato e dopo che anche il pacchetto sul Welfare è arrivato in porto. Ma Dini da tempo manda segnali di insofferenza. In Senato quando s'è trattato di votare la fiducia sul Welfare il diniano D'Amico aveva detto che «s'era conclusa una fase politica». Poi Dini partecipando a «Porta a Porta» aveva annunciato che a gennaio avrebbe «lavorato per cambiare il quadro politico» spiegando anche di aver votato la Finanziaria al Senato «solo per senso di responsabilità perchè una crisi di governo a novembre senza la Finanziaria avrebbe creato maggiori danni». Anche in quella occasione aveva ribadito che «serve un cambiamento di governo per far fronte alle emergenze del nostro paese».