Veltroni-Cav, al voto subito e poi accordo
Per arrivare al quale sarebbe disposto anche ad andare alle urne già nella prossima primavera. Anche con l'attuale legge elettorale. Per poi accordarsi con Berlusconi e governare insieme, un po' sul modello della Grosse Koalition tedesca. Una operazione spregiudicata che potrebbe portare sulla poltrona di palazzo Chigi un uomo come Gianni Letta, consigliere del leader di Forza Italia ma in ottimi rapporti anche con il sindaco di Roma. Lo scenario può essere difficile da digerire ma chi ha avuto modo di parlare con entrambi i leader giura che non è assolutamente improbabile. Anzi, visti i rapporti che da un mese ci sono tra Berlusconi e Veltroni, potrebbe essere lo sbocco naturale di una probabile crisi di governo e di un referendum che incombe come una mannaia sulla riforma della legge elettorale. L'esigenza di Veltroni nasce da alcuni dati di fatto reali. Il primo è che il segretario del Partito Democratico ha in mano il partito ma non i gruppi parlamentari. E questa è una grossa debolezza. Perché senatri e deputati obbediscono ad altre logiche che non sono quelle di Walter Veltroni. Andare alle urne nel 2008, anche con questa legge elettorale, significherebbe scegliere chi fare eleggere ed avere così un gruppo di parlamentari «fedeli». L'altro punto è che difficilmente il sindaco di Roma riuscirà a mettere d'accordo tutti i partiti su una riforma elettorale prima che arrivi il referendum. E allora la macchina referendaria potrebbe essere fermata solo con nuove elezioni. «A quel punto — spiega un senatore della maggioranza — con l'accordo di non allearsi con nessuno, Veltroni e Berlusconi andrebbero alla prova delle urne. Nessuno dei due, con tutta probabilità, otterrebbe il 40 per cento dei consensi necessari per stare al governo da soli. E dovrebbero accordarsi con l'avversario. Spiegando al Paese che quella è l'unica soluzione possibile per uscire dalla crisi». E per la poltrona di palazzo Chigi, in una situazione del genere, l'uomo giusto sarebbe proprio Gianni Letta, quello che è riuscito a convincere Berlusconi a imboccare la strada del governo istituzionale.