Prove di larghe intese
Ma, davanti al rifiuto dell'Unione, aveva subito chiuso la porta. Negli ultimi giorni, però, è tornato sui suoi passi. Un ruolo fondamentale in questa «conversione» lo ha sicuramente giocato Gianni Letta il più fidato consigliere di Berlusconi che, in una lunga intervista contenuta nell'ultimo libro di Luigi Tivelli («Chi è Stato - Gli uomini che fanno funzionare l'Italia»), ha auspicato una «grande coalizione per le riforme istituzionali». Difficile pensare, quindi, che l'argomento non sia entrato nelle conversazioni private tra i due. Così, tre giorni fa, dopo un lungo faccia a faccia con il Capo dello Stato (presente anche Letta), il Cav ha aperto alla possibilità che, caduto Prodi, nasca un esecutivo di transizione che, dopo aver modificato la legge elettorale, consenta al Paese di tornare alle urne. Immediate le reazioni. Entusiasta Pier Ferdinando Casini da sempre grande sostenitore della Grosse Koalition. Favorevole la Dc per le Autonomie di Gianfranco Rotondi. Ed entusiasta anche Lamberto Dini l'uomo che, a gennaio, potrebbe staccare la spina a Romano Prodi. In una lettera al Corriere della Sera l'ex premier ha annunciato che, a gennaio, presenterà un documento programmatico «improntato a linee di intervento sostanzialmente opposte rispetto a quelle sin qui condotte dal governo». Consapevole che «solo un esecutivo di larghe intese possa rispondere alle vere sfide che stanno di fronte all'Italia». Contro la proposta di Dini scende in campo compatta la Sinistra-L'Arcobaleno che accusa il leader dei Liberaldemocratici di ricattare l'esecutivo. Eppure era stato proprio Fausto Bertinotti, in un'intervista al Tg1 a fine ottobre, a ipotizzare la soluzione di un governo istituzionale per il dopo-Prodi. Oggi, invece, l'ala radicale dell'Unione boccia la proposta assieme all'Udeur di Clemente Mastella e alla Lega di Umberto Bossi. Per il coordinatore delle segreterie del Carroccio Roberto Calderoli l'unica cosa certa è che le elezioni devono svolgersi entro l'estate del 2008. Al fronte dei contrari potrebbe aggiungersi anche il leader di An Gianfranco Fini che negli ultimi giorni è rimasto in silenzio ma, in passato, aveva più volte bocciato l'ipotesi di un governo istituzionale. Anche perché potrebbe nascere solo ci fosse un accordo tra Berlusconi e il leader del Pd Walter Veltroni. Il sindaco di Roma continua a sostenere che il «governo arriverà al 2011» ma chi lo conosce giura che l'ipotesi non gli dispiace affatto.