Prodi fa l'ottimista: «Durerò 60 mesi»

È sempre più convinto che durerà per tutta la legislatura. Esprime entusiasmo sul futuro del governo. E a chi gli spiega che in molti hanno posto la parola «fine» sulla sua maggioranza, risponde che «non è vero, non è così. Durerò altri 60 mesi». Dice di essere assolutamente «ottimista perché si dia continuità all'azione che stiamo portando avanti. Il problema italiano non è di inferiorità intellettuale o meno - spiega il premier - È quello di poter avere la continuità del governo. Il debito publico italiano si è creato negli anni della turbolenza - attacca -, quando nessuno si prendeva la responsabilità delle azioni. Io invece ragiono pensando a cinque anni». Prodi, quindi, non intende lasciare la sua poltrona nonostante i contrasti interni alla sua maggioranza e i numerosi voti di fiducia richiesti. Il presidente del Consiglio, però, non preferisce entrare nel merito delle turbolenze. Rimanda il bilancio al 27 dicembre. Ma anticipa i contenuti che verranno affrontati nel prossimo vertice di maggioranza. Quello di gennaio, che sarà l'epilogo di numerosi incontri che il premier effettuerà tra il 27 dicembre e l'ultimo dell'anno con i membri del governo. «Le riunioni serviranno per imbullonare, mettere assieme e rendere più forte il programma per tutto l'anno prossimo», spiega Prodi. Poi indica la strada dell'Unione: «La grande priorità di riferimento è la legge elettorale, e deve essere così non solo per il governo ma per tutto il Parlamento», dice il Professore che allarga il discorso delle riforme, promettendo di migliorare la qualità della vita degli italiani. «Le priorità, poi, sono far riprendere il potere d'acquisto ai salari che l'hanno perso. E due strumenti di avanzamento: ricerca e scuola da un lato, lavoro sulla Pubblica amministrazione dall'altro. Sono questi i problemi che dobbiamo affrontare». In una lunga intervista a Rai International Prodi continua a elogiare il suo operato. «Quest'anno almeno venti miliardi di euro sono stati portati a servizio di tutti come risultato della lotta all'evasione. Questo vuol dire - continua il premier - che quando gli italiani trovano un governo che fa sul serio, si comportano sul serio». Il soddisfatto presidente del Consiglio parla della battaglia del «suo» Fisco e incita i cittadini ad apprezzare il lavoro svolto: «Quando i lavoratori dipendenti vedono che sono costretti a pagare tasse forti e il loro vicino di casa, con un tenore di vita magari più elevato, non paga le imposte, ciò diventa segno di un malessere terribile. Molte delle tensioni - spiega - derivano dalla sensazione che il rapporto con lo Stato non sia uguale per tutti». Il giorno dopo la stretta di mano con Sarkozy e Zapatero, Prodi torna a parlare anche di commercio estero. «Ci battiamo alla pari con gli altri Paesi», dice in tema di esportazioni affermando che quest'anno l'Italia è stata superiore alla Gran Bretagna. «Ci sono circa duemila imprese italiane che si sono adattate alla globalizzazione. I dati sono un segnale positivo di un trend che durerà nel futuro». I dati, dunque: «Dopo anni di perdita continua di quote di mercato - dice il Professore -, abbiamo guadagnato uno 0,2%, collocandosi al 3,6% del mercato mondiale». Prodi sottolinea anche che la bilancia commerciale è passata da un passivo 2006 di 18,6 miliardi a quello del 2007 di 7,6. Un segnale, infine, il presidente del Consiglio lo dà anche per quanto riguarda le missioni italiane all'estero. «Continueranno», dice. «Non nascondo preoccupazione e attenzione per le situazioni di pericolo», ma «la differenza con le truppe di altri Paesi, è che noi riusciamo a immergerci nella società in cui siamo. I nostri soldati sono allenati a fare i pacificatori. È un equilibrio delicato, ma in cui riusciamo bene».