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Anche Bertinotti difende il Cav: «Violati i diritti»

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«L'uso politico delle intercettazioni va bandito», ha detto il presidente della Camera, perché «le intercettazioni rese pubbliche sono una violazione dei diritti individuali di tutti i cittadini e delle persone». «Dobbiamo uscire — ha proseguito Bertinotti — da questa condizione. Non c'è intercettazione buona e intercettazione cattiva, sono tutte cattive». Tuttavia, al di là della contrarietà all'uso delle intercettazioni, l'ex leader di Rifondazione Comunista ha spiegato che nella vicenda ci sono «elementi di degrado del costume e il riemergere di fenomeni trasformistici che sono stati tanta parte della storia italiana e la cui storia è stata interrotta dalla nascita di grandi partiti di massa». Bertinotti ha anche insistito sulla necessità di fare velocemente le riforme istituzionali. «C'è l'esigenza di una conclusione rapida. Bisogna condurre rapidamente a conclusione i lavori nella commissione del Senato e contemporaneamente quelli alla Camera». Per il presidente della Camera «una riforma elettorale è necessaria per restituire vera rappresentanza alle forze politiche» così come bisogna rivedere elementi costituzionali «ormai considerati obsoleti» e i regolamenti parlamentari che «ciclicamente vengono considerati inadatti e finiscono per nuocere a maggioranza e opposizione». Quanto alla riforma dei regolamenti, Bertinotti si dice convinto che «possono e debbano essere finalizzati alla prossima legislatura». Sulla vicenda delle telefonate tra Berlusconi e Saccà è intervenuto anche il ministro della giustizia Clemente Mastella, chiedendo un decreto che agisca «da freno all'uscita delle intercettazioni». «Questo sarebbe il momento — ha detto — ma non posso farlo io soltanto. Se serve a rasserenare il clima, ben venga il decreto». Da tempo il Guardasigilli sollecita il via libera al ddl sulle intercettazioni, già approvato dalla Camera ma fermo da mesi al Senato. Ecco perché, a suo avviso, i tempi ora sono maturi per un «decreto "ad hoc", che ripristini un percorso di correttezza politica e che impedisca il cannibalismo dell'avversario». Il decreto — afferma ancora Mastella — deve garantire tre libertà, dei cittadini, dei magistrati e della stampa. Il provvedimento non andrebbe ad «intaccare l'attività investigativa, che va avanti» e dovrebbe muoversi per tutelare «il rispetto per la privacy dei cittadini, di tutti i cittadini, non solo dei parlamentari».

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