Senza sicurezza
[...] l'esecutivo l'ha fatto intendere già ieri. A metà pomeriggio Elio Vito (Forza Italia) chiede di sospendere la seduta, perché «se il governo sta decidendo di far decadere il decreto è inutile andare avanti. In caso contrario, se si prosegue, è chiara la volontà» dell'esecutivo «di procedere con l'iter legislativo». Ore 17,10. Vannino Chiti, ministro dei Rapporti con il Parlamento, chiede al presidente della Camera di convocare la riunione dei capigruppo per il giorno seguente, oggi, «per comunicazioni di governo». Seduta sospesa. Dunque, il dl decadrà. E con esso salteranno anche i provvedimenti di espulsione. Quelli in contumacia, prima di tutto, che sono circa 160. Ma bisogna anche considerare che il decreto, così come uscito da Palazzo Chigi, in poco più di un mese aveva fruttato più di 200 espulsioni, come riferito al Senato il 4 dicembre scorso dal ministro dell'Interno Giuliano Amato. A scatenare la baraonda a Montecitorio, un errore inserito nel testo liquidato dal Senato. Durante le discussioni in commissione, maggioranza e opposizione si accorgono che nell'articolo 1-bis il riferimento al Trattato di Amsterdam, che vorrebbe inserire la norma anti-omofobia, è errato e cancella completamente la legge Mancino del 1993. Che è quella che punisce i reati legati all'istigazione all'odio, la discriminazione e la violenza per motivi razziali. La polemica tra le parti sull'opportunità di proseguire o no alla conversione in legge del decreto, coinvolge addirittura il presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano, infatti, fa intendere che non porrà la sua firma su una legge che contiene un errore così eclatante, «che valuterà attentamente il testo». Al capo dello Stato, spiegano a Montecitorio, non è andato giù lo svarione della maggioranza. E la sua influenza sembra essere decisiva. Risultato: il governo si arrende al semaforo giallo del Colle. Ora la soluzione al rebus verrà definita in queste ora dagli uomini di Prodi. A dl archiviato, le chiavi potrebbero essere due. Sostituire il decreto prima della sua scadenza (1 gennaio 2008) con un altro decreto sulla stessa materia, ma contenente disposizioni diverse, oppure legiferare sulla questione attraverso i ddl del governo, prima dell'emergenza romeni. In ogni caso il Consiglio dei ministri di venerdì farà chiarezza. «Ci sarà un nuovo provvedimento in modo tale che la parte sicurezza andrà in porto», spiega Francesco Rutelli. Il ministro, riferendosi alle norme antiomofobia, dice che queste disposizioni che «erano state introdotte, sbagliando, in questo decreto, potranno essere approvate in un provvedimento ad hoc». L'opposizione, intanto che il centrosinistra fa melina, punta il dito contro l'Unione. A iniziare da Forza Italia. «Sapendo di non avere la forza di correggere il decreto - dice Renato Schifani - il governo preferisce la soluzione salomonica di farlo decadere, evitando uno schiaffo da parte del Quirinale. Così facendo si salva, ma si preclude la possibilità di riproporre le medesime norme in via d'urgenza con decreto». An parla «di vittoria del centrodestra e del presidente della Repubblica», dice Maurizio Gasparri all'uscita dell'Aula Mentre dalla Lega Roberto Maroni si chiede «se siamo su Scherzi a Parte». Del resto dopo il gran vociare sul provvedimento, con il dl sicurezza che decade, si torna indietro di qualche mese.