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di Andrea Barcariol «È un ...

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«Non sapevo nulla - sottolinea dalla sua casa di Perugia -. Rimango senza parole, non capisco come si possano prendere certe decisioni palesemente sbagliate». Aveva appreso dal telegiornale la notizia della morte di Giovanna. Al telefono scopre che i provvedimenti annunciati subito dopo il dramma di Tor di Quinto sono rimasti nel cassetto. «Venimmo a conoscenza dell'aggressione dalla televisione e rimanemmo sconvolti - racconta -. Adesso abbiamo la conferma di ciò che avevamo pensato in quei giorni: si è parlato tanto ma concretamente si è realizzato poco». Sotto accusa ancora una volta il comportamento della classe politica. «A certe parole dovrebbero corrispondere i fatti, altrimenti sarebbe meglio evitare di fare dichiarazioni a caldo che poi non vengono confermate - sottolinea Dante, il marito della cugina di Giovanna, decisamente molto contrariato - È troppo facile farsi belli in certe circostanze usando le frasi giuste». E ancora. «L'atteggiamento della famiglia della vittima è sempre stato molto chiaro. Non vogliamo né vendette né giustizialismo, ma speriamo che episodi del genere non si ripetano più e chiediamo che sia fatta giustizia intorno a questa vicenda che per noi rimane ancora avvolta nel mistero». Molti dettagli su quella tragica notte, infatti, non sono stati chiariti. «Ad essere sinceri noi non sappiamo ancora nulla. Tutto è coperto dal massimo riserbo e sulla vicenda ci sono circostanze che ignoriamo».

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