Padoa Schioppa il campione delle gaffes
[...]di pallanuoto in «Palombella rossa», Tommaso Padoa Schioppa dovrebbe sapere che per un ministro la comunicazione è fondamentale. «Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!», sbottava Michele alias Nanni Moretti nel film. Tps, però, non ha seguito l'indiretto il consiglio del regista girotondino. E alla beffa di alcuni provvedimenti da lui firmati, si aggiunge spesso la gaffe di espressioni che, di volta in volta, risultano offensive, umilianti o semplicemente surreali. La vicenda Speciale, infatti, rappresenta solo l'ultima figuraccia fatta da un governo che sacrifica il diritto alla ragion di maggioranza. All'inizio di ottobre, Padoa Schioppa commentò davanti alle telecamere Rai la rimozione del consigliere Angelo Petroni e quella del comandante della Gdf così: «Ho fatto due ottime scelte, anche se si è trattato di due passaggi difficili». Infatti, si è visto... Nella stessa occasione, rivolgendosi a un'audience composta per la maggior parte da salariati che vedono il fisco come il toro un drappo rosso, se ne uscì filosofeggiando sull'estetica delle gabelle. «La polemica anti tasse è irresponsabile. Dovremmo avere il coraggio di dire che le tasse sono una cosa bellissima e civilissima, un modo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili come la salute, la sicurezza, l'istruzione e l'ambiente», fu la sua apologia fiscale. Ma il vero «capolavoro» è stata la definizione dei giovani senza lavoro e quindi senza possibilità di permettersi un'abitazione autonoma. Per Tps si tratta tout court di «bamboccioni». Spiegando che la legge Finanziaria conteneva misure che consentiranno ai giovani di affrancarsi dalla dipendenza dei genitori, il superministro dell'Economia disse: «Mandiamo i bamboccioni fuori di casa». Padoa Schioppa faceva riferimento alla norma che prevede agevolazioni sugli affitti. «Incentiviamo a uscire di casa i giovani che restano con i genitori, non si sposano e non diventano autonomi. È un'idea importante», aveva messo in evidenza il ministro. Peccato che i giovani destinatari della «battuta» ministeriale non furono per nulla contenti di constatare che il loro frustrante handicap, causato da difficoltà economiche e non certo dal desiderio di restare con mamma e papà oltre i trent'anni, suscitava un sentimento di irrisione in uno dei membri dell'esecutivo prodiano. Difetti di comunicazione? Errori lessicali? Deformazioni mediatiche? Niente di tutto questo, crediamo. Il linguaggio di Tps non è frutto dell'arroganza del potere, che contagia tanti uomini politici italiani. Anzi, semmai è colpa della lontananza dalla politica del personaggio. Non c'è, infine, bisogno di fare psicologia spicciola e nemmeno di chiamare in causa un semiologo o un glottologo per intuire che si tratta di scivoloni indicativi di una mentalità, di un atteggiamento. A questo punto, tuttavia, è difficile interpretare tale schioppettante leggerezza espressiva. Si rende conto Padoa Schioppa che certe sue uscite attirano critiche e creano malcontento? Che il «messaggio» positivo che vuole mandare agli italiani viene puntualmente vanificato dai suoi strafalcioni? Non comprende l'importanza di esprimersi in modo coerente con il suo incarico pubblico? Forse è proprio questo il punto. Tps parla come se fosse sulla cattedra di un ateneo o alla direzione di Bankitalia. Invece è seduto sulla poltrona del più importante ministero del Paese. E gli italiani, ascoltandolo, non possono che pensare che sia l'uomo sbagliato al posto sbagliato.