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Faccia a faccia con Walter, pacatamente agli antipodi

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Cordialmente sì, ma in disaccordo su tutto. Così succede ad esempio che, invitati a presentare il libro scritto dal capogruppo del Pd Antonello Soro («Sono partito democratico - Appunti di viaggio») i due si ritrovino faccia a faccia davanti ad una platea di politici, giornalisti e (poche) persone comuni. I 40 minuti di ritardo con cui Prodi si presenta all'appuntamento non sono certo un buon viatico (il sindaco appare piuttosto irritato dalla situazione) ma, appena «l'arbitro» Lucia Annunziata dà il via alle ostilità il «miele» stilla copioso. E quanto è bravo Romano. E quanto è coraggioso Walter. Ad un certo punto, però, la discussione si sposta sui temi dell'agenda politica e lo scenario cambia. I toni non sono mai duri, tanto che qualcuno in sala, cullato dal suadente tono della voce dei protagonisti e complice il caldo, si appisola. Ma le differenze balzano agli occhi e sono tutt'altro che marginali. Sulla forma del Pd, ad esempio, non è un segreto che Veltroni gradirebbe un «partito liquido», senza tessere e congressi. Di tutt'altro parere Prodi. Dopo aver spiegato che il nuovo soggetto deve evitare la formazione di «correnti» il premier precisa: «Non ho parlato di partito senza tessere. L'appartenenza deve essere chiara. Liquidità nel senso che non si devono formare blocchi impermeabili, ma non senso di opacità per quanto riguarda chi ne fa parte». La discussione prosegue. Tocca alla legge elettorale. La posizione del sindaco di Roma sul tema è nota. È stato lui ad avviare il dialogo con l'opposizione anche se questo ha scatenato le reazioni veementi degli alleati. Il Professore non si lascia sfuggire l'occasione di lodare il «compito delicato e difficile» che si è assunto Walter, ma subito dopo lo avverte: «La legge elettorale con l'obiettivo di ottenere la governabilità del paese, ma senza calpestare i partiti più piccoli». Insomma, se Veltroni pensa di tagliare fuori i «cespugli» dell'Unione magari con l'appoggio dell'opposizione sbaglia. A questo punto Prodi lascia la sala. «Impegni istituzionali» incombono. E sarà un caso ma, proprio quando il premier lascia l'incontro la faccia di Veltroni si fa seria, il tono più brusco e il sindaco si rivolge alla sua coalizione. «È stato chiesto un vertice di maggioranza, ma si discuterà, per quanto mi riguarda, di un punto di approdo che unisca sistema proporzionale e bipolare - spiega -. Questa è la mia unica condizione». Poi, con un pensiero a quello che ha appena detto Prodi, aggiunge: «Si deve garantire la varietà delle culture, ma non si può più andare avanti in un sistema con 12 partiti al governo e 24 in Parlamento». Nic. Imb.

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