Berlusconi va avanti
[...] «Ho accettato di sedermi al tavolo per discutere la riforma della legge elettorale - ha spiegato a chi gli ha parlato nelle ultime ore -. Ora tocca a Veltroni dimostrare se fa sul serio». E forse non è un caso che, proprio negli ultimi giorni, davanti all'«attacco dell'armata rossa», il Cavaliere abbia rivolto messaggi più che espliciti, ancor prima che agli alleati, al sindaco di Roma. Mercoledì, parlando alla Tv delle Libertà, aveva augurato a Veltroni di «riuscire in questa impresa coraggiosa di portare avanti un disegno di legge che possa essere approvato in Parlamento». Ieri è stato ancora più esplicito. Arrivando alla sede nazionale dei «Circoli del buon governo» di Marcello Dell'Utri per incontrare un gruppo di giovani, il Cavaliere non ha usato mezzi termini: «Credo che ci sia una voglia chiara di sabotare un accordo di buonsenso». «Quando un organo di stampa interviene sulle conversazioni fra dirigenti Rai e Mediaset assolutamente normali e poi usa quest'ultima vicenda - ha detto facendo esplicito riferimento alle indagini anticipate da Repubblica -, credo che ci sia una voglia chiara di sabotare un accordo». E l'accordo, ovviamente, è quello che potrebbe chiudersi tra il leader del Popolo delle libertà e il segretario del Pd. Occhio, però, a parlare di inciuci. «Tra me e Veltroni - ha spiegato - non c'è nulla di oscuro». Anzi, proprio per questo, Berlusconi proporrà agli alleati «un vertice da tenersi l'11 o il 12, perché è inutile impiccarci e litigare sulle tecnicalità se non sappiamo quale è la proposta dell'altra parte. Spero che accettino questo discorso di buonsenso». Insomma, la linea del Cavaliere è chiara: Veltroni sa che può contare sul mio sostegno ma deve fare il primo passo senza lasciarsi intimorire dall'inchiesta di Napoli, né dai diktat di chi, nel centrosinistra, minaccia di far cadere il governo. Ed Ermete Realacci, responsabile comunicazione del Pd, assicura: «Non ci lasceremo intimorire». Nel contempo, però, Berlusconi non ha nessuna intenzione di rimanere con le mani in mano. Il primo obiettivo resta ovviamente quello di ricompattare l'opposizione. «Anche qualche alleato non vuole tornare alle urne - dice con implicito riferimento al leader dell'Udc -. Spero in un ripensamento. Cercherò in tutti i modi di tenerli uniti a noi». Inoltre c'è il progetto del Pdl da portare avanti. Per questo già oggi, l'ex premier, sarà nuovamente in piazza a Bologna. Nel frattempo, però, non risparmia attacchi a ciò che sta accadendo a Napoli. «Siamo in un Paese malato - incalza -, in cui non c'è più libertà e in cui chiunque può essere messo sotto ricatto, spiato, intercettato». Per l'ex premier si tratta di una vera «emergenza democratica», visto che tutti ormai sono sotto l'occhio di un «grande fratello». Berlusconi non parla esplicitamente di servizi deviati, ma di «alcune persone» che operano al di là di «comportamenti costituzionalmente corretti». Poi nega di aver avuto un qualche rapporto con quelli che, secondo l'inchiesta, sarebbero stati gli intermediari nella trattativa con i senatori dell'Unione. Quindi ribadisce che, a suo avviso, la misura è colma e che serve un intervento legislativo a difesa della privacy perché «se questo viene fatto al leader dell'opposizione, pensate cosa possono fare agli altri...».