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Sbagliano il decreto

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liberi nazisti e razzisti

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La scorsa settimana il Senato approva, con voto di fiducia, un maxiemendamento del governo, che comprende il «famigerato» articolo 1-bis. Ma nell'articolo, il riferimento al Trattato di Amsterdam è errato, privando così di senso tutto l'articolo 1-bis, e annullando di fatto l'unica legge che prevede pene per l'istigazione all'odio, la discriminazione e la violenza per motivi razziali. E con il lasciapassare della Camera, che potrebbe arrivare all'inizio della prossima settimana, il «pastrocchio» giuridico sarà completo. Le norme del testo di Mancino, approvate nel giugno del 1993, puniscono con la reclusione fino a quattro anni chi diffonda idee fondate sulla superiorità, sull'odio razziale o etnico, e chiunque commetta o inciti a commettere atti di discriminazione. La legge vieta anche l'organizzazione o l'associazione di gruppi che incitano alla violenza, sempre per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. A questi, gli associati, la pena va dai sei mesi ai quattro anni di carcere, mentre a coloro che le promuovono, la condanna è da uno a sei anni di reclusione. E seppur il presidente della commissione Giustizia alla Camera, Pino Pisicchio, sta lavorando a «comprendere tecnicamente quale possa essere lo strumento più adatto, per evitare che si crei questo problema», tutti gli sforzi potrebbero essere vani. Sì, perché dopo l'approvazione del decreto che elimina la Legge Mancino, un ulteriore decreto per rimediare all'errore tecnico, lascerebbe spazio a un tempo giuridico necessario per annullare i processi in corso per i reati riguardanti le discriminazioni razziali, etniche, nazionali o religiose. Insomma, la beffa è che con il centrosinistra al governo nazisti e razzisti d'Italia potranno essere liberi. E, a decreto approvato, per rimetterli in carcere bisognerà «attendere» un nuovo reato. Così Alfredo Mantovano di An fa subito appello al capo dello Stato: «Non può avallare un decreto legge errato - dice Mantovano - peraltro in una situazione come quella che si è determinata. Né potrà valere l'impegno assunto dal ministro Chiti di rettificare il testo, da adottare entro la fine dell'anno. Infatti - spiega il deputato di An - non si tratta di una disattenzione politica, qui l'errore è tecnico». Parla di «rischio amnistia», invece, l'altro deputato di An Edmondo Cirielli. E tra i processi a rischio, solo presso il tribunale di Milano dovrebbero essere almeno sette i procedimenti istruiti per i reati previsti dalla Legge Mancino. Altri quattro a Verona, due a Firenze, due a Cagliari, uno a Bologna. Ora, per tutti quei reati riguardanti l'odio razziale, si rischia la grazia.

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