Filippo Caleri f.caleri@iltempo.it Poche speranze nel breve ...
Prezzi ancora in crescita dunque? «La notizia negativa, e ovvia secondo le più elementari regole del mercato, è che i rincari sono inevitabili. Quella positiva è che i picchi saranno limitati ai primi mesi del 2008. Poi è previsto un rientro graduale». Intanto chi fa la spesa trema. «Per anni i prodotti alimentari hanno avuto un effetto calmieratore dell'inflazione complessiva. Oggi è vero che gli stessi crescono in media del 3%. Ma solo per effetti importati dall'estero. Molti prodotti sono fermi o addirittura scendono, come l'olio di oliva». Accade con la farina quello che succede per il petrolio? «Gli aumenti dei prodotti cerealicoli sono dovuti a fenomeni planetari. Sono aumentati i consumi in molti paesi e molte aree agricole sono state utilizzate per produrre cereali per finalità energetiche. Poi c'è un problema strutturale: siamo un paese che ha un deficit non solo di materie prime ma anche di quelle agricole. Siamo costretti a importarlo e dunque siamo legati alle quotazioni internazionali. E questo non vale solo per i cereali ma, ad esempio, anche per l'olio d'oliva che arriva in parte dall'area mediterranea». Le previsioni sono dunque nere? «Diciamo che i prezzi di tutti i prodotti legati ai prodotti cerealicoli e lattieri cresceranno ancora. L'effetto successivo sarà poi quello dell'aumento della carne, per l'aumento dei mangimi per gli animali». Non sarà che come al solito è in azione la speculazione? «Il suo ruolo è molto basso e quasi inesistente. E per una ragione molto semplice. Non c'è spazio speculazione in un mercato che sta subendo una contrazione per la prima volta da molti decenni». Gli italiani non fanno più la spesa? «Il dramma è proprio questo. Nel 2007 è diminuita il mercato dei generi alimentari è sceso del 2-3% in volume. Si comprimono consumi cosiddetti rigidi. La gente compra meno e sostituisce i prodotti di alta qualità, più costosi, con quelli meno cari. Ora in una situazione del genere è difficile approfittare». Fatto sta che a pagare sono sempre i consumatori. «Anche i produttori non navigano in acque tranquille per il comportamento della grande distribuzione che sta sicuramente evitando di scaricare tutti gli aumenti sui prezzi praticati sugli scaffali. Questo per non perdere ulteriori fette di clienti». Un comportamento virtuoso, dunque. «Sì. Se non fosse per il fatto che le riduzioni sui guadagni le scarica sulle aziende alimentari aumentando ad esempio le dilazioni di pagamento. è tutta la filiera dalla produzione al consumo che sta soffrendo». C'è una via d'uscita? «Bisogna far lavorare il mercato. E aspettare che i suoi meccanismi riportino in basso i prezzi».