Fini dubbioso sul summit: «Conta con che spirito si fa»
[...] che Silvio Berlusconi vorrebbe proporre agli altri partiti del centrodestra per metà gennaio. «Il problema — ha spiegato il presidente di An, lasciando un convegno sulla legge elettorale che si è svolto a Roma — è con quale spirito si va o si convocano i vertici». E Fini ha anche replicato al Cavaliere che ha puntato il dito contro gli alleati che vorrebbero liberarsi di lui contando sul fattore anagrafico: «Dica a chi si riferisce». Sulla vicenda giudiziaria che ha investito l'ex premier Fini ha spiegato che «la magistratura ha il diritto dimostrare la sua autonomia, ma anche il dovere di dimostrare la sua imparzialità». «Non è la prima volta che ci sono interventi di questo tipo, non tanto della magistratura, quanto fughe di notizie e le intercettazioni — ha proseguito — Non mi sono meravigliato che sia accaduto proprio in questa circostanza. Non sono un esperto, ma mi pare che nell'inchiesta non c'è nulla di penalmente rilevante». Il problema, ha sottolineato ancora Fini, è quello del rapporto fra i poteri dello Stato: «La magistratura ha il diritto di dimostrare la sua autonomia, ma ha anche il dovere di dimostrare la sua imparzialità». Ma il leader di An non si è sottratto neppure al confronto sulla riforma del voto. «Ha ragione Berlusconi — ha commentato caustico — quando dice che non c'è nessun accordo segreto con Veltroni. Certo, l'accordo è evidente. Siamo passati dalla crostata alla frittata». Il leader di An si chiede se anche, come paventa Veltroni, si dovesse arrivare al referendum in mancanza di un accordo «dov'è la sciagura?», «Il referendum — rimarca Fini — obbliga i partiti a fare alleanze prima del voto, ma almeno alla luce del sole. A meno che non si voglia prescindere dalla trattativa con gli alleati. A meno che non si vogliano tenere le mani libere. A meno che — insiste — non si vogliano alleati subalterni e costringerli ad andare a Canossa col capo cosparso di cenere. È una proposta inaccettabile e in Parlamento sarà molto difficile che il patto della crostata regga». Fini è così tornato a ribadire la sua preferenza per il modello elettorale con cui si eleggono i sindaci o per il «tatarellum»: «Sono modelli che garantiscono rappresentatività, governabilità e bipolarismo». «Allora — ha proseguito — perché cercare all'estero riferimenti diversi per l'elezione del parlamento italiano quando abbiamo questi esempi a portata di mano?». Il leader di An è entrato poi nel merito della bozza Bianco criticando l'ipotesi secondo cui non è prevista l'attribuzione dei seggi su base nazionale e il voto disgiunto e ha riferito di aver chiesto sia a Forza Italia che al Pd un cambiamento su questi punti: «Sul primo mi hanno risposto che non se ne parla proprio mentre sul secondo un po' più di apertura c'è». Comunque, è la conclusione di Fini, alleanza Nazionale «non darà mai il suo via libera ad un pateracchio come questo».