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Dopo sei anni di lavorio interno e di tentativi di riforma ...

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Ora scatta la fase cruciale delle ratifiche, che tutti sperano non riservi come in passato cattive sorprese. «È una giornata veramente molto importante: due anni fa l'Europa viveva una tragedia completa, adesso si può ripartire» ha commentato Romano Prodi, che ha firmato il trattato per l'Italia con Massimo D'Alema. Un richiamo alla situazione di crisi e di incertezza creata dalla bocciatura della Costituzione europea nel 2005 da parte di francesi e olandesi. La presidenza portoghese dell'Ue ha voluto dare una cornice grandiosa all'avvenimento: i leader hanno firmato il Trattato di Lisbona nel celebre e spettacolare Monastero dei Jeronimos. Sola nota stonata l'assenza del premier britannico Gordon Brown, arrivato dopo la cerimonia, per la colazione conclusiva. Brown ha firmato dopo, separatamente. Ufficialmente è stato ritardato da una riunione dei Comuni. Ma secondo la stampa inglese non ha voluto figurare sulla foto di famiglia del vertice per non irritare gli euroscettici forti anche nel suo stesso partito, il Labour. Il nuovo trattato modifica le regole del gioco istituzionali: crea l'incarico di presidente fisso dell'Unione, rafforza il ruolo del «ministro degli Esteri» Ue, che sarà anche membro della Commissione, snellisce la composizione dell'eurogoverno di Bruxelles, rafforza i poteri di codecisione del Parlamento Ue, riequilibra il rapporto fra grandi e piccoli stati nelle decisioni. Il nuovo trattato prevede anche per la prima volta una clausola di uscita per i paesi che volessero lasciare l'Unione. Ora per i 27, memori dei precedenti e soprattutto dell'insuccesso della Costituzione, parte la fase ad alta suspence delle ratifiche, che deve concludersi per l' inizio del 2009. La maggior parte dei governi vuole evitare referendum sempre ad alto rischio, perchè potenzialmente inquinabili da altre tematiche, come quando nel 2005 gli elettori francesi votarono contro la Costituzione per protesta contro l'ipotesi di una adesione della Turchia. Per ora solo l'Irlanda, per ragioni costituzionali, ha previsto un referendum. Ma anche le ratifiche parlamentari potrebbero riservare cattive sorprese. Potrebbe così essere a rischio il Regno Unito.

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