Le date, contano le date. Nino Randazzo, il senatore ...
Dieci giorni dopo Randazzo gli scrive una lettera di rifiuto, la diffonde ai giornali il 12 e rilascia svariate interviste nelle quali ci tiene a sottolineare che non ha avuto alcuna offerta economica. Che cosa è successo in quei dieci giorni? Randazzo conosce per la prima volta nella sua vita Vincenzo Piscitelli. Magistrato duro, grande esperto di reati finanziari, Piscitelli è uno di quelli che non guarda in faccia a nessuno. Randazzo lo capisce subito. Trascorrono altri due giorni e in Senato si vita la fiducia sulla Finanziaria, è il famoso d-day indicato da Berlusconi. Si diffondono le prime voci sul giro di denaro ma si sente anche il tintinnìo di manette. La Procura di Napoli non conferma e non smentisce l'indagine: «Parlate con Randazzo», dicono. E il senatore dell'Unione viene raggiunto dal Tempo proprio la notte tra il 15 e il 16 novembre subito dopo il voto di fiducia. Sorridente come sempre, Randazzo cambia volto come sente il nome di Piscitelli. Scappa via, nel Transatlantico di Palazzo Madama alza il tono della voce: «Mai stato a Napoli, ci manco da anni. non so chi sia questo magistrato, non so nulla di indagini e comunque io non c'entro nulla». Poi passa al tono minaccioso: «Attenzione, querelo». Pochi minuti prima, la Finocchiaro in aula aveva lanciato le accuse di tentata corruzione. Ha dimostrato di avere un intuito straordinario: aveva già capito quello che avrebbero fatto i suoi colleghi a duecento chilometri di distanza. F. d. O