L'Udc va alla resa dei conti per preparare la «Cosa bianca»
E Armando Dionisi, uno dei vicesegretari, anche lui della corrente di Mario Baccini e Bruno Tabacci, si è affrettato a dare immediatamente le dimissioni. Spiegando le ragioni del suo gesto con una lettera. «Ho ricevuto la tua comunicazione con la quale manifesti l'intenzione di azzerare gli incarichi dell'esecutivo del partito — scrive — Condivido che il prossimo Consiglio Nazionale sarà l'occasione per chiarire la linea politica scaturita dal congresso; ma mi devi consentire di osservare, che negli ultimi mesi, qualche contorsionismo di troppo ha generato un po' di confusione nella comprensione della linea politica. Il conformismo e la cortigianeria sfociano, spesso, nel pensiero unico: è una cultura che non appartiene alla nostra tradizione. Nella Dc vigeva una regola: capacità di ascoltare e rispettare chi non la pensava come noi. Per queste ragioni, e per toglierti qualunque imbarazzo ti rimetto il mio incarico di vicesegretario, che non avevo richiesto, ma avevo accettato con amicizia e spirito di servizio su proposta di Buttiglione». Parole che, tra i centristi vicini a Baccini e Tabacci, vengono lette come una vera e propria sfida. «Dionisi — spiegano — era stato nominato proprio da Cesa, non aveva chiesto di fare il vicesegretario. Che senso ha azzerare di nuovo le cariche? Se Cesa vuole andare a una conta interna al partito diventa un problema suo». E Mario Baccini mette nero su bianco questo concetto: «Se proprio qualcuno pensa di trarre vantaggio da una conta, allora lo faccia a viso aperto, sulla politica, passando da un bagno congressuale vero». «In politica — è la conclusione — le teste non si tagliano, con le teste si ragiona. Maggiori sono gli spunti, più ricchi sono i punti di vista, migliore sarà l'elaborazione finale e dunque il patrimonio spendibile di una forza politica». «Anche in virtù di queste considerazioni inviterei a far prevalere la ragionevolezza sulle tentazioni muscolari, quasi mai foriere di analisi onorevoli». E sempre ieri, dal «Manifesto di Subiaco» è partito un appello per dare subito vita a una «Costituente di centro» per dare forza allo spazio politico che si apre tra il Pd di Walter Veltroni e il nuovo partito di Silvio Berlusconi. I promotori sono convinti che «ci possa essere un rilevante e significativo spazio politico ed elettorale di "centro", antagonista del partito di Veltroni (che rimarrebbe circoscritto a sinistra) e concorrenziale al partito di Berlusconi». «L'Udc oggi, da solo — si legge nel documento — non ha la forza organizzativa e la credibilità politica (così come ciascun partito della cosiddetta Seconda Repubblica) per esaltare detto spazio politico ed elettorale, ma può innescare un processo positivo per costruire un "quarto" soggetto politico».