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Arresti domiciliari per l'ex sottosegretario Verzaschi. Le accuse: corruzione e concussione

Marco Verzaschi

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Nell'ordinanza di quasi 30 pagine del gip Luisanna Figliolia, che riguarda il solo esponente dell'Udeur, si fa riferimento alle dichiarazioni di Anna Giuseppina Iannuzzi, meglio nota come 'Lady Asl' e di Renato Mongillo, amministratore della 'Security service'.  Il provvedimento del gip è datato 6 dicembre. La Procura, con l'aggiunto Giancarlo Capaldo ed il pm Giovanni Bombardieri, hanno chiesto direttamente gli arresti domiciliari. La misura cautelare è stata eseguita dai carabinieri del Nucleo operativo di via In Selci. Negli uffici di piazzale Clodio si dà atto che la condotta di Verzaschi, sotto inchiesta, è quella che riguarda il periodo in cui lui era assessore alla sanità della regione Lazio, nella giunta guidata da Francesco Storace. In particolare, secondo quanto si è appreso, le accuse per Verzaschi fanno riferimento sia a quanto dichiarato dalla Iannuzzi che da Mongillo. La prima, ha più volte dichiarato, negli interrogatori resi, di aver versato all'ex sottosegretario, 400 milioni di lire, in due tranche. Lo scopo era quello di ottenere l'accreditamento del Centro romano San Michele, una struttura clinica fantasma nella quale avrebbero dovuto trovare collocazione quasi 200 posti letto, ma che in realtà serviva solo a drenare fondi al bilancio della sanità pubblica regionale. Rispetto a quanto dichiarato da Mongillo, è questo un capitolo "nuovo" che gli inquirenti non si aspettavano di trovare. L'accusa di concussione per Verzaschi è dovuta al versamento da parte dell'amministratore della 'Security service' di 200mila euro, dopo un incontro avvenuto marzo del 2004. L'ex assessore alla sanità ha sempre negato ogni cosa, anche in un "confronto" avvenuto in Procura tra lui e Mongillo, ha negato. Successivi accertamenti degli investigatori, anche riguardo il passaggio di soldi, ha fatto capire che non diceva tutta la verità. Mongillo, che è agli arresti domiciliari, dopo un periodo di carcerazione seguito al suo arresto nel luglio scorso, chiama in causa anche l'ex direttore generale dell'ospedale San Giovanni, Francesco Bevere. Indagato per corruzione, il manager, non è però mai stato raggiunto da alcuna misura cautelare. Il suo ruolo è stato quello, essenzialmente, di aver messo in contatto Verzaschi con Mongillo, che stava perdendo contratti con la giunta di centrodestra, ed aveva bisogno di "rinnovare" l'appalto che aveva in essere con il nosocomio capitolino. Per evitare problemi, controlli successivi alla firma dell'accordo per i servizi di vigilanza e sicurezza del San Giovanni, Mongillo decise di pagare. L'imprenditore era coinvolto anche nel filone dell'inchiesta che riguarda la Asl Rm/B e l'ex manager dell'azienda, Cosimo Giovanni Speziale. La sua scelta di parlare ha aperto agli stessi inquirenti una parte della maxi inchiesta sulla truffa alle Asl ed al bilancio della sanità regionale, che prima non avevano preso in esame. I riscontri dei carabinieri, sulle circostanze fornite, dalle diverse persone indagate, ha permesso di ricostruire appieno il quadro probatorio contestato.

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