Incollato alla poltrona
Tutto era iniziato con l'intervista che Bertinotti ha rilasciato a Repubblica martedì scorso. Intervista in cui il leader di Rifondazione aveva recitato il suo «De profundis» all'Unione («Ha fallito») definendo Prodi «il più grande poeta morente» e spiegando che il compito della sinistra oggi è quello di combattere dentro il perimetro del governo in carica. Ben sapendo che questa esperienza non si ripeterà. Ieri il presidente della Camera ha ulteriormente chiarito il suo pensiero. «Il governo - ha spiegato ai giornalisti che lo interrogavano - è nato per affrontare i problemi per l'intera legislatura». Parole che, nei fatti, cambiamo poco o niente rispetto all'intervista di Repubblica. Bertinotti, infatti, non ha mai negato che il governo possa durare l'intera legislatura, ma sa che questo potrà avvenire solo se Prodi si deciderà ad affrontare «i problemi». E il Professore non si è fatto pregare. Quello di Bertinotti, ha sottolineato, è «un invito ad andare avanti». Aggiungendo subito che «il mio compito è governare, gli stop&go non li subisco ma capisco che fanno parte della vita politica». Insomma il presidente del Consiglio è pronto a riprendere in mano le redini della coalizione anche se sa che, per farlo, dovrà necessariamente mostrarsi disponibile verso le richieste sociali che la sinistra radicale porterà nella verifica di gennaio. In ogni caso il premier intende far capire a chi minaccia la crisi che, in caso di caduta, si aprirà la strada solo alle elezioni anticipate. E non è un caso che Bertinotti abbia rilanciato sul tema delle riforme convinto che, senza, è impossibile «sbloccare il sistema politico in crisi». Da martedì la bozza sulla riforma elettorale proporzionale sarà in commissione al Senato e il presidente della Camera si augura che si avvii la discussione «così avremo determinato in parallelo con le riforme costituzionali alla Camera i binari per la prosecuzione di questa stagione che vede nelle riforme un elemento importante». Su questo terreno il leader di Rifondazione sa di poter contare sull'appoggio del segretario del Pd Wlater Veltroni che, pur difendendo il governo, continua a considerare Rifondazione come partner centrale per la riforma elettorale. «C'è bisogno di una democrazia che decide - ha ribadito ieri il sindaco di Roma - se si guarda allo spettacolo di questi giorni e a queste prese di distanza di chi sta al governo e fa finta di non starci, emerge un altro momento di quella saga della politica italiana che è una concausa della crisi del nostro sistema politico». Sulla legge elettorale si va avanti dunque tanto che lo stesso Prodi tira il freno sul vertice di maggioranza: «Vedremo quando torna Pecoraro se è ancora attuale o no». Un altro segnale di come il Professore si sia particolarmente ammansito di fronte all'attacco di Bertinotti. Se qualche settimana fa il premier era pronto a farsi paladino dei piccoli del centrosinistra mettendosi di traverso nella trattativa che spinge verso un sistema elettorale proporzionale con sbarramento, oggi sembra aver cambiato idea.