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Le capriole di Divella

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No, altra versione: era all'estero. Sbagliato, avete capito male. No, abbiamo capito benissimo. Insomma, una commedia. O una farsa. È giovedì. Al Senato si vota il decreto sicurezza e il senatore di An è presente in Aula. Il ministro Chiti pone la fiducia e Divella sparisce. Sarà l'unico assente dell'opposizione (il suo voto non sarebbe stato comunque determinante). È sera, Fini sbotta e fa diramare un comunicato di fuoco, censura Divella e «lo invita a dimettersi dal Senato, in quanto è inammissible che non venga rispettato il mandato ricevuto dagli elettori». Ieri pomeriggio un nuovo comunicato fa sapere che Divella si è sentito male, è andato all'ospedale e per questo non ha potuto partecipare al voto: «Il senatore - si legge nella nota - ha espresso agli elettori, ai colleghi senatori e al presidente del partito, Fini, il suo vivo rincrescimento per l'impossibilità di partecipare al voto di fiducia in ragione di un improvviso malore che lo ha colpito e che ne ha determinato il ricovero ospedaliero. Il presidente del partito, d'intesa con il capogruppo al Senato, Altero Matteoli, ha preso atto dell'oggettiva imprevedibile circostanza e ha rivolto al senatore Divella sinceri auguri di pronta guarigione». Tutto chiarito? Assolutamente no. Perché in mezzo, tra le dichiarazioni di Fini e il comunicato di An c'è un'intervista rilasciata nella notte dal senatore di An alla Gazzetta del Mezzogiorno (ma pubblicata solo sull'edizione di Bari), in cui la versione cambia ancora. L'esponente del partito di Fini, famoso per essere titolare di uno dei più famosi pastifici italiani, racconta che era all'estero. Il giornalista lo raggiunge a Rutigliano, a casa, a pochi chilometri dal capoluogo pugliese: dunque, non si trova in ospedale. Non solo, gli viene riferito che Fini ha chiesto le sue dimissioni: «Ma per piacere... Ma sta scherzando?» replica Divella. L'intervistatore gli fa capire che non scherza e gli legge la nota di An. E il senatore fornisce un'altra spiegazione: «Non potevo fare a meno, oggi (ovvero giovedì, ndr) di trovarmi a Zurigio. Ho lasciato l'Aula alle 13. Sono stato prima in Svizzera, e poi a Zagabria. Sono appena rientrato a casa. Ero da martedì al Senato e ho discusso 50 emendamenti. Oggi (sempre giovedì, ndr) è arrivato Chiti chiedendo la fiducia. Ma non potevo fare a meno di partire». Il giornalista gli ricorda che Fini chiede le sue dimissioni: «Ho grande affetto per il presidente, chiarirò con lui già domani (ieri, ndr)». E in effetti l'indomani viene fornita la storia del malore improvviso. Nel pomeriggio terza versione di Divella raggiunto telefonicamente da Il Tempo: «Al giornalista ho detto che avevo ipotizzato di andare nel pomeriggio a Zurigo. Ma poi mi sono sentito male alle 17 e sono stato ricoverato in ospedale». E alle 23 era a Bari a rilasciare l'intervista? «Sì, sono tornato poi a casa. E stamattina mi sono fatto visitare e il medico mi ha detto che il malore è dovuto a stress. Sono due mesi che siamo chiusi dentro al Senato. Ho parlato con Fini, gli ho scritto una lunga lettera di giustificazione. Come si fa a pensare che possa dare un aiuto a Prodi? Parlano per me i 40 anni di militanza a destra». Il giornalista Franco Giuliano, della Gazzetta, che lo ha intervistato conferma tutto: «Abbiamo capito benissimo quello che ha detto Divella. In più gli abbiamo anche chiesto come avesse fatto a fare Roma-Zurigo-Zagabria-Bari in poche ore e lui ci ha spiegato che aveva utilizzato un aereo privato, specificando che non si trattava di quello di sua proprietà in quanto esso è in manutenzione».

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