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Berlusconi ringrazia solo i suoi

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Silvio Berlusconi torna a mettere sott'accusa An e Udc in primis. Nella sua tappa cagliaritana, l'ex premier spara a zero contro gli alleati. In linea di principio «alle elezioni dobbiamo andare tutti uniti», ma spiega il Cavaliere che deve far fronte alle «resistenze degli alleati». «Per questo ho detto venite con noi agli alleati - aggiunge - ma loro mantengono le loro posizioni di potere, i loro privilegi e per questo fanno resistenze». Gli domandano se si sente isolato? «Se io sono isolato, con tutta questa gente... Guardate quanta gente», replica subito. Quindi rivela: «Mi sono sentito in sintonia con la gente che mi chiedeva, quando mi incontrava per strada, di mandare al diavolo anche qualcuno che, nella nostra coalizione, non ragionava nella direzione della concordia e dell'unità. Io istintivamente ho accolto l'invito». Ricorda di aver tentato «in tutti i modi» di mandare a casa Prodi, «anche contattando alcuni senatori liberali» delusi dal governo, «come Bordon e Dini. Ma di fronte a questo ho ricevuto gli attacchi degli alleati che mi hanno messo sotto processo». Berlusconi torna anche sulla Casa della libertà: «Era diventata un vero calvario». E spiega: «Non siamo riusciti più a convocare un vertice perché c'era un partito alleato che non lo permetteva. Ho pensato anche di fare la federazione, ma non è stato possibile. Ho provocato a fare anche l'Officina ed è accaduto lo stesso». Il Cav sottolinea inoltre di aver provato «grande dolore» a dover rinunciare a tanti progetti quando «eravamo al governo, per colpa di un partito ma anche di altri». E se a chi non fosse ancora chiaro il leader di Forza Italia rimarca il concetto: «I partiti alleati non ci hanno mai aiutato a realizzare i nostri progetti. Soprattutto per colpa di un partito, del suo leader, ma anche di altri». Poi però Berlusconi chiarisce che «la gente ci vuole tutti assieme e tutti uniti e con il tempo spero che gli alleati capiscano che bisogna stare insieme». L'obiettivo finale, evidenzia, è quel grande «popolo delle libertà», che non si chiamerà partito perché «la gente non vuol più sentire parlare di partiti». L'ex premier tocca poi i temi che occupano le prime pagine dei giornali: «Quello che è successo l'altro ieri (mercoledì, ndr) e ieri (giovedì, ndr) al Senato è stato uno spettacolo triste. Questo governo non può continuare a governare, in nessun Paese e in nessuna democrazia si può governare contro l'ottanta per cento» della gente. «Che questa maggioranza sia in agonia lo sanno tutti. Purtroppo è un grande danno per l'Italia e per la nostra immagine», insiste. I giornalisti gli chiedono di commentare le parole di Clemente Mastella che ha candidamente ammesso che se adesso si andasse al voto vincerebbe il centrodestra. E Berlusconi risponde con una battuta: «Evviva, uno sprazzo di verità alla sinistra fa bene...». Poi ribadisce che la strada maestra restano le elezioni, ma va avanti con il dialogo con Veltroni. Infine il bagno di folla: applausi, cori, strette di mano, perfino una foto con un bambino in braccio: a Cagliari è tripufioSilvio Berlusconi, ha percorso a piedi il centro del capoluogo sardo tra due ali di folla entusiasta (con tanto di bandiere e magliette con la scritta «I giovani sardi credono nella libertà»), anche se non è mancato qualche fischio.

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