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«Non ho condiviso l'intervento di Bertinotti». Anzi, ...

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Aprendo i lavori del coordinamento nazionale del Pd, Veltroni spiega quali sono, nello specifico, i due punti di disaccordo con Bertinotti: innanzitutto, spiega, bisogna uscir fuori dalla «stranezza di un sistema politico tendenzialmente impazzito, a cui ci stiamo abituando e che ci porta ad abituarci a cose del genere». Il segretario del Pd fa l'esempio di un giornale di partito, come Liberazione, che spara a zero sul governo. In secondo luogo, Veltroni non condivide il ragionamento di Bertinotti perché si dice convinto che «le riforme e il governo possono andare parallelamente avanti». Ha spiegato poi che «la continuazione dell'esperienza del governo Prodi è la condizione necessaria per il successo delle due riforme a cui lavoriamo», e cioè quella elettorale e quella costituzionale. «Faccio fatica a pensare - ha spiegato il segretario del Pd - che il centrodestra, se cadesse Prodi, continuerebbe il confronto sulle riforme come se nulla fosse. Farebbe di tutto per andare a votare». Quindi «il sostegno al governo Prodi - ha aggiunto - ha due buoni motivazioni: una per il merito dell'azione di governo e una per continuare le riforme». Se infatti queste dovessero fallire «o si voterebbe con l'attuale legge elettorale o si finirebbe al referendum». Poi si è occupato del partito. E ha rivelato che la questione del finanziamento del Partito democratico è ancora da risolvere, i soldi non sono stati ancora trovati e il problema dovrà essere affrontato. «Non abbiamo ancora trovato i soldi - sono state le parole di Veltroni - ma ci auguriamo che si trovino. Se non si trovano, faremo in qualche altro modo. Ne parleremo sinceramente ed esplicitamente tutti quanti».

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