Il travaglio dei cattolici No da Andreotti e Binetti
È in corso la conferenza dei capigruppo. La seduta è stata sospesa dopo che il ministro Vannino Chiti ha posto la questione di fiducia sul decreto legge sulle espulsioni dei cittadini comunitari. Mastella ironizza: «Fino a stasera il governo è salvo». Arriva il capogruppo del Prc Giovanni Russo Spena. Ha lo sguardo raggiante. I giornalisti lo circondano per sapere cosa è stato deciso. Lui esita un attimo poi dalla mazzetta di quotidiani che ha in mano, estrae due paginette: è il testo del maxiemendamento. «Ci sono tutte le proposte di modifica che avevamo chiesto - spiega - anche quelle sull'identità di genere. Guardate, eccolo qua. Abbiamo inserito il riferimento all'articolo 13 del trattato di Amsterdam. Nessuno potrà dire niente. Chi può contestare una norma europea?» Non sa Russo Spena che proprio quel riferimento, da lì a poche ore, si trasformerà in un boomerang per il governo. Dovesse passare la nuova formulazione del testo, infatti, verrebbero punite con il carcere le «discriminazioni fondate sul sesso, la razza e l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali». Eccolo qua il problema. Due parole: tendenze sessuali. Una versione un po' più soft della tanto contestata «identità di genere», ma abbastanza per allarmare i teodem del Partito Democratico. E non solo. A lanciare la bomba è Clemente Mastella che, a margine della presentazione del libro di Roberto Arditti «Obiettivi quasi sbagliati», rivolge un invito ai cronisti presenti: «Ragazzi, venite al Senato perché staser la vedo brutta. Il rischio è che alcuni senatori a vita possano non votare perché contrari all'emendamento sulla parità di genere. In ogni caso noi dell'Udeur votiamo la fiducia esclusivamente per disciplina di coalizione ma alla Camera daremo battaglia». Poco distante, in una stanza di Palazzo Madama, i teodem Paola Binetti, Luigi Bobba, Lorenzo Ria e Emanuela Baio sono riuniti per decidere il da farsi. Si vocifera siano arrivate telefonate da Oltretevere. Il timore è che, introducendo la discriminazione per tendenze sessuali si spalanchi la porta al matrimonio tra omosessuali e, magari, alla possibilità per gay e lesbiche di adottare bambini. Ma, soprattutto, alla prigione per coloro che si esprimono contro questa possibilità. Sono ore di travaglio. Tutti li cercano, nessuno sa dove siano. Paola Binetti risponde al cellulare: «Stiamo prendendoci il nostro tempo per valutare bene cosa fare. Questa formulazione non ci piace, ma sappiamo cosa potrebbe verificarsi se votiamo contro». Ma il travaglio dei teodem è lo stesso di numerosi cattolici. Il senatore a vita Giulio Andreotti è in Aula. Anche lui risponde al telefono e dichiara senza titubanze: «Questo decreto con la norma sulla discriminazione sessuale non posso proprio votarlo. Voterò contro». Perplesso anche l'ex premier democristiano Emilio Colombo (che scioglie la riserva solo all'ultimo) mentre un altro ex democristiano di ferro come Francesco Cossiga, come sempre, stupisce tutti. «C'è un certo turbamento in ambienti autorevoli della gerarchia cattolica italiana - ammette - ma voterò sì al provvedimento per motivi di natura puramente politica per le circostanze di politica interna e temo anche internazionale che renderebbero drammatica oggi una crisi di governo». La tensione è alle stelle. Marini e Chiti provano in tutti i modi a recuperare i teodem e promettono che la norma verrà cancellata in seconda lettura alla Camera. L'opposizione va all'attacco. Rocco Buttiglione li incalza: «Vogliono farvi approvare surrettiziamente una rivoluzione dell'ordinamento. Non andate contro la vostra coscienza». Alla fine solo Paola Binetti decide di votare secondo coscienza e scieglie il no. Gli altri danno fiducia alle promesse del governo. Ma per un giorno la «Balena Bianca» è tornata ad essere protagonista a Palazzo Madama.