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«Bertinotti non ha senso dello Stato»

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«Non ricordo precedenti nel mondo politico, quanto meno occidentale — ha attaccato il primo — in cui lo speaker di un ramo del Parlamento entri a piedi uniti sulla situazione politica attuale colpendo direttamente e senza il minimo di umorismo, il presidente del Consiglio in carica. Purtroppo anche questo è il segno di un ricorrente, diffuso affievolimento del senso dello Stato». Dello stesso tenore le frasi di Emma Bonino: «Nessuno fa notare con sufficiente forza l'ennesima anomalia italiana di totale impazzimento istituzionale». «Sarà ben vero — ha continuato — che anche nelle legislature precedenti altrettanti presidenti della Camera si comportavano da capipartito, però io trovo francamente inaccettabile che la terza carica istituzionale del nostro Paese, il presidente che rappresenta tutta la Camera dei deputati, trasgredisca e venga meno in modo così patente a dei vincoli di correttezza istituzionale facendo il capopopolo. Del resto non mancano a Rifondazione un segretario e dirigenti per parlare di quei temi». Immediata la reazione degli esponenti proprio di Rifondazione che hanno fatto quadrato attorno all'ex leader. «Siamo ad un imbarbarimento del dibattito se uno dei più stretti collaboratori di Prodi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Micheli, accusa il presidente della Camera di mancanza di senso dello Stato», ha commentato Gennaro Migliore, presidente dei deputati di Rifondazione comunista-Sinistra europea. «Sappia Micheli — ha proseguito — che, nonostante le sue errate conoscenze, forse motivate da uno sguardo rivolto più alla Russia che alle democrazie, la speaker del parlamento Usa, Nancy Pelosi, non ha mai evitato di attaccare il capo del suo esecutivo, G. W. Bush. A Micheli chiedo se non sia il caso di scusarsi per l'enormità dell'accusa e a Prodi se non sia il caso di prendere pubblicamente le distanze». Duro anche il capogruppo di Rifondazione Comunista al Senato Giovanni Russo Spena: «Il fatto che Micheli parli di mancanza del senso dello Stato da parte del presidente della Camera è il segno della confusione in cui versa il governo, mentre dovrebbe lavorare a rilanciare la sua attività e a ricostruire la sua maggioranza». «Credo comunque — ha concluso — che di quell'intervista a Bertinotti sia stato letto un rigo o due e che non sia stato colto il senso profondo. È proprio dello Stato che si preoccupa Bertinotti, e delle sorti di un Paese che si aspettava grandi cambiamenti». Ma a rafforzare le critiche da parte degli esponenti del governo sono arrivate da Bruxelles le parole del ministro del lavoro Cesare Damiano: «Le valutazioni di Bertinotti sono sbagliate e ingenerose. Il Governo ha finora compiuto un'azione sociale di altissimo profilo, e come coalizione dovremmo essere orgogliosi di quanto finora ha fatto l'esecutivo guidato da Prodi». A sinistra l'unica voce in difesa degli esponenti del governo è stata quella di Carlo Leoni, di Sinistra Democratica. «Si possono anche esprimere riserve nel merito, come ha fatto il movimento di Sinistra democratica al quale appartengo, rispetto alle cose dette dal Presidente Bertinotti — ha spiegato — Ma non è giusto mettere in discussione la possibilità che egli, come hanno sempre fatto altri rappresentanti delle istituzioni, possa esprimere liberamente il proprio pensiero politico. A nessuno è mai stata imposta censura o chiesta autocensura nel momento in cui veniva chiamato a ricoprire un incarico istituzionale di rilievo». Ma le dichiarazioni di Enrico Micheli hanno fatto chiedere al presidente dei senatori di Alleanza nazionale Altero Matteoli un dibattito immediato in Senato che però non è stato accordato. «Le frasi di Micheli — ha detto Matteoli — sono gravissime e al limite dell'incredibile».

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