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Prodi ora teme Veltroni

Prodi

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[...]mettere seriamente in difficoltà il Prof. Almeno così la pensa lo stesso premier che in mattinata approfitta della solita passeggiatina domenicale nel centro di Bologna per mostrarsi tranquillo: «Non vi sono elementi di preoccupazione, perché io sono garante di tutta la coalizione». Appunto, quell'aggiunta, quel rimarcare che lui è il garante di tutta la coalizione. Lui e soltanto lui. Non altri, Veltroni per esempio. Dalle parti del premier c'è gelo siberiano su Berlusconi. «A lei sembra dialogante?» risponde Prodi seccamente a un cronista che gli chiedeva di commentare l'atteggiamento del Cavaliere Prodi rimanda tutto alla serata, per quando è convocato un vertice voluto proprio da Veltroni con tutto lo stato maggiore del governo: i vicepremier D'Alema e Rutelli, il ministro della Difesa Parisi, il sottosegretario alla presidenza Enrico Letta, l'altro suo sfidante alla corsa per il Pd, Rosi Bindi e il suo vice Franceschini. Oltre, naturalmente, a Prodi. Già, il Professore. Si pone come leader dei partiti piccoli, dei cespugli del centrosinistra, sempre più preoccupati per l'iniziativa di Veltroni. Lo stesso sindaco-segretario se n'è reso conto tanto che nel pomeriggio ha avuto una lunga telefonata con Clemente Mastella. Incontri, telefonate, contatti, un vertice. Una specie di «super-esecutivo» del partito che formalmente non esiste fra gli organismi statutari della nuova formazione politica, ma che di fatto è composto da chi nel partito conta davvero. «Immagino che parleremo di legge elettorale, certamente non solo di quello», dice Prodi ai cronisti sottolineando che si tratterà di uno «scambio di idee». Un momento di confronto che non placa i timori dei piccoli partiti della coalizione, che paventano un accordo tra big che passi sopra le loro teste e che invocano un lavoro «collegiale» per la legge elettorale reclamando la convocazione immediata di un vertice di maggioranza per chiarire le posizioni. Come il Verde Bonelli; e come Enrico Boselli. «Se Veltroni seguiterà a seminare mine sulla strada di Prodi - riflette l'esponente socialista - prima o poi ci sarà un'esplosione. Occorre una rapida inversione di rotta per evitare di fare il gioco di Berlusconi che vuole riportare al più presto il Paese alle urne. Sarebbe quindi utile, prima di arrivare ai cocci, convocare un vertice della maggioranza». Pino Sgobio del Pdci chiede a Prodi una «garanzia sostanziale», perché nella coalizione «non è consentita nessuna fuga in avanti, nessun inciucio e nessuna trappola». Una aspettativa di chiarezza condivisa da Sinistra democratica. «Speriamo - rileva Titti Di Salvo - che il vertice chiarisca definitivamente quale posizione ha il Pd sulle alleanze: se devono essere chiarite prima del voto, come sosteniamo noi, o se invece possono essere cambiate dopo le elezioni». Una scelta, quella posta da Di Salvo, speculare a quella che sta dilaniando il centrodestra.

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