Nicola Imberti n.imberti@iltempo.it «Sono a casa e sto ...

Ermete Realacci, responsabile comunicazione del Partito Democratico, risponde così quando gli si chiede un commento sul dibattito in corso sulla legge elettorale. Insomma, sarebbe il caso di semplificare un po' le cose? «Non c'è alcun dubbio. Ce lo chiedono i cittadini». Nell'Unione, però, non tutti sono d'accordo. «Non è una novità. Certe obiezioni sarebbero venute fuori comunque di fronte al referendum. Io penso che una legge elettorale vada fatta nell'interesse del Paese e deve essere una legge che riduce la frammentazione. Questo, ovviamente, significa andare contro gli interessi di una parte». Pensa a Mastella? «Mastella è un po' più brusco degli altri, ma ha la franchezza di esprimere le preoccupazioni di molti». Esiste un punto di mediazione? «È complicato avere la botte piena e la moglie ubriaca. Non si può lavorare per un sistema politico che semplifichi la vita dei cittadini e mantenere l'esistente. E, comunque, c'è sempre il referendum». Nel frattempo, però, Prodi sta preparando un vertice dell'Unione. Non teme che, alla fine, i «piccoli» possano far saltare il banco? «Prodi è il premier di tutti ed è giusto che lavori per garantire il massimo di ascolto a ogni partito dell'Unione. Il Partito Democratico ha un compito diverso, deve lavorare anche pensando al futuro. L'importante è non condannarsi all'immobilismo». Quindi si va avanti lungo la strada tracciata? «Una soluzione va trovata. Tutti verranno ascoltati, ma alla fine bisognerà vedere quale proposta raccoglierà il maggior consenso. E non potrà essere una maggioranza di parte». Un avvertimento ai suoi «piccoli alleati»? «Forse è il caso che anche le piccole forze comincino a porsi il problema di una situazione politica che sta cambiando».