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Ora Prodi vuole fare il «mediatore»

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[...]«Discuteranno della riforma della legge elettorale, che non rientra direttamente nelle competenze del capo del governo, ma delle forze politiche e del Parlamento. Se posso aiutare, lo farò volentieri», ha detto ieri al quotidiano francese «Le Figaro» parlando dell'incontro fra il segretario del Pd e il presidente della neosciolta FI. E palazzo Chigi fa sapere che «L'incontro di domani è importante, come lo sono tutti gli altri». Nell'intervista Prodi è entrato anche nel merito del sistema preferito. «Funzionava bene quella che, nel 2001, ha portato al potere Berlusconi per 5 anni e che prevedeva un 75% di maggioritario e un 25% di proporzionale», spiega. «Berlusconi - osserva Prodi - l'ha modificata a fine mandato, imponendo un proporzionale che privilegia le piccole formazioni. Con dieci partiti nella mia coalizione, come fare per governare? Stiamo studiando una riforma delle modalità di scrutinio, che va anche accompagnata da una semplificazione delle Istituzioni: una sola Camera, drastica diminuzione dei deputati. Comincia a emergere un consenso su questo tema». Prodi ha espresso il suo apprezzamento per Sarkozy e la democrazia presidenziale d'Oltralpe: «È molto presente e prende decisioni rapidamente», dice riferito al primo. E «il sistema francese - aggiunge - permette di prendere queste decisioni e che noi invidiamo. Nulla è più lontano dall'Italia quanto le Istituzioni della V Repubblica. Tuttavia le cose funzionano anche da noi». Conta di riformare le istituzioni in Italia? «Ci sto lavorando», replica il premier - stiamo ancora subendo le conseguenze della scelta effettuata nel dopoguerra. Per scongiurare il ritorno alla dittatura, il potere è stato affidato completamente al Parlamento. In Francia, De Gaulle ha cambiato le cose riequilibrando il potere in favore dell'esecutivo. In Italia non è accaduto nulla di simile». Prodi ha parlato anche di Tav, annunciando che i cantieri «si apriranno alla data prefissata e la galleria sarà terminata nel 2022-2024». Infine, di fronte alle profezie berlusconiane sulla caduta dell'esecutivo, osserva che il suo «è il governo della pazienza».

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