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Mantovani (Prc): «Togliamo la fiducia a Prodi»

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[...]E ha chiesto di negare la fiducia al governo di Romano Prodi. Un tentativo fallito, che però ha avuto molto seguito fra i parlamentari di Rifondazione riuniti a Montecitorio per decidere la linea sul welfare: in dieci su quaranta lo hanno condiviso; quattro erano assenti e il dissenziente Salvatore Cannavò non partecipa quasi mai agli incontri del gruppo. Al momento del voto anche loro pronunceranno un sofferto «sì». Ma la ferita nella maggioranza è profonda e la verifica chiesta dal partito di viale del Policlinico per gennaio rivela che i mal di pancia della sinistra radicale sono in fase acuta. E forse non basteranno le rassicurazioni e le ottimistiche mediazioni del Professore a placarli. Che cosa succede, onorevole? «Succede che il governo continua a non rispettare il programma. Oltre a questo, così rompe con una parte importante del Paese, quella dei lavoratori in generale e dei giovani precari in particolare». Quindi? «Un governo che si comporta in questo modo, secondo me, non deve avere la fiducia di Rifondazione. Di conseguenza, ho proposto di non dargliela. Da subito». I suoi compagni hanno parlato di scarso rispetto della volontà parlamentare... «Infatti. Si è creato un vulnus. Se l'esecutivo e il presidente di Confindustria Montezemolo impongono le leggi al Paese e la fiducia al Parlamento, c'è un problema di democrazia». Lo spauracchio del ritorno del centrodestra a Palazzo Chigi non spaventa più? «Io non ho mai ragionato in questo modo. Altrimenti si finisce male e si rischiano errori clamorosi... Ad esempio? «Nel caso in questione, si accresce la sfiducia di una parte importante del Paese non solo nel governo ma nella politica e nella democrazia. E poi io sono per la pratica dell'obiettivo e sono contrario ad accettare i diktat di Prodi». Giordano ha annunciato che la delegazione del Prc non sarà ritirata dal governo. Erano tutti d'accordo durante la riunione del vostro gruppo? «Qualcuno ha suggerito di ritirarla. Ma la proposta non è stata messa ai voti». Insomma, qual era il suo scopo? «Io penso che solo l'annuncio di un nostro voto contrario avrebbe provocato le dimissioni del presidente del Consiglio e, quindi, anche una verifica in tempi molto più stretti». Sempre il suo segretario ha parlato di «fortissima lacerazione» all'interno della maggioranza, ha chiesto una verifica a gennaio e ha detto che in quella data si vedrà se ci sono le condizioni per restare a Palazzo Chigi. Non è abbastanza? «Non è una questione di tempo. La verifica dovevamo farla oggi. E, comunque, non ritengo che a gennaio si riuscirà a risolvere il problema...».

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