Il trionfo delle «mani libere», anche Boselli va per conto suo

Adessonel centrosinistra il leader dei Liberaldemocratici sta facendo proseliti. È vero, non è stato l'ex premier a utilizzare questo modo di dire. L'aveva usato per esempio Maroni nei confronti della Cdl nell'estate scorsa. E ancora prima, nella legislatura l'aveva adottato un altro leghista, Calderoli, ma per accusare l'allora alleato Follini: «Vuole le mani libere». O l'Udeur per minacciare: o ci date una Regione o mani libere. Quindici anni fa la coniò Gava per spiegare che la maggioranza dell'epoca era più unita: «È positivo che nessuno voglia più le mani libere». Oggi nel centrosinistra si dichiarano tutti sciolti. Anche Rifondazione comunista l'ha minacciato due giorni va di andare per conto suo. E adesso lo conferma anche Enrico Boselli che proprio ieri ha visto a pranzo Romano Prodi. E subito dopo ha sentenziato: «L'incontro è stato insoddisfacente, ci teniamo le mani libere». Ora Boselli non è più una forza marginale. Perché con la Rosa nel Pugno può contare su 17 deputati (ma socialisti sono solo otto) e su 3 senatori (anche se all'incontro di ieri ce n'erano solo due, Angius e Barbieri). Il leader del Ps ha spiegato che la rottura era le modifiche al protocollo del welfare: «Ovviamente questa decisione presa dal governo è grave. Cambia il rapporto tra i socialisti e il governo. Noi prendiamo atto di questa decisione e ci comporteremo di conseguenza, tenendo le mani libere. Mi dispiace molto, perché lo faccia un governo di centrosinistra. C'è stato detto, poi, che sarà fatto un maxiemendamento che contiene soltanto l'accordo del 23 luglio scorso. Ma, prima di dirlo, ci voglio mettere la mano. Tante cose si dicono, poi bisogna vedere. Ne parleremo quando il provvedimento verrà fatto». Gli esponenti socialisti hanno lasciato intendere, però, che il loro voto di fiducia sul ddl welfare non dovrebbe essere in discussione. «Da oggi - ha precisato Gavino Angius - cambia il rapporto tra noi e il governo. Per intenderci, se ci chiederanno in futuro di ritirare i nostri emendamenti, non lo faremo». La contrarietà del Ps nasceva dal fatto che il governo non vuole inserire nel provvedimento sullo stato sociale l'indennità di disoccupazione per i giovani precari, pure prevista da un ordine del giorno a firma Angius approvato da palazzo Madama. «Il governo si è rimangiato questo impegno sui co.co.pro - ha detto il senatore - adducendo motivi di copertura e di merito. Al Senato il governo si era detto favorevole a questa proposta, ma oggi l'impegno viene meno». Roberto Villetti, presidente dei deputati del Ps, ha spiegato che il governo è intenzionato a porre la fiducia sul testo originario licenziato dal Consiglio dei ministri ma «con poche modifiche».