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Fini, offerta a Veltroni: patto per le riforme, poi il voto

Gianfranco Fini

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[...]riferendosi al caso di Giovanni Catanzaro, beccato mentre parcheggiava in divieto di sosta e con con un permesso per disabili scaduto. E il sindaco, imbarazzato: «Non potevo immaginare...». Ma è solo una battuta, scherzosa. Così, per rompere il ghiaccio. I leader di An e Pd si vedono per oltre un'ora nella sede del principale gruppo alla Camera. Da un lato uno scortato da Italo Bocchino ed Enzo Nespoli, l'altro da Dario Franceschini. È Fini a giocare le prime carte e offre subito un patto sulle riforme: «La legge elettorale è strettamente legata al quadro istituzionale. Anzi, prima va stabilita la cornice costituzionale e poi il sistema di voto, che direttamente ne discende». Il modello per il leader di An resta il semipresidenzialismo alla francese, il modello sindaco d'Italia. Insomma, la legge elettorale per eleggere i primi cittadini in modo che verrebbe dal premier in giù, le elezioni verrebbero tutte uniformate allo stesso sistema. Veltroni ha accolto la proposta di Fini con un'esclamazione: «Sarebbe l'ideale, non lo dire a me». D'altro canto i due si erano ritrovati proprio su quell'ipotesi appena un anno fa in un convegno. Oggi lo scenario è cambiato. E la coppia si ritrova solo sull'ipotesi di fare le riforme compresi i regolamenti parlamentari, mentre sulla legge elettorale le distanze restano. Intanto perché il leader del Pd non ha indicato una cornice istituzionale. «Non è parso lo statista che sembra. sulle riforme è stato piuttosto freddo. Il suo unico obiettivo pare la legge elettorale e solo con lo scopo di evitare il referendum», spiegano ambienti di An. E la differenza non è solo formale. Seguendo il percorso del leader Pd, si allontanano le elezioni nel prossimo anno ma non dopo il 2009. Fini dà l'impressione di voler andare comunque oltre con un progetto più complessivo e organico. E puntualizza: «A Veltroni ho detto che il dialogo sulle riforme non significa da parte nostra sostegno o benevolenza verso il governo Prodi. Finchè il governo dura, è un dovere discutere di riforme. Ma tale discussione verrebbe meno qualora dovesse venire meno la maggioranza di governo». Insomma, non significa che Fini vuole aiutare Prodi. Tutt'altro, tanto che spiega: «L'impegno di Casini e mio è quello di far cadere il governo e anche il dialogo avviato non è un via libera all'azione del governo Prodi. Prodi prima se ne va meglio è».

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