Maurizio Gallo m.gallo@iltempo.it Alla fine lo voteranno. ...
Ma, dopo, nulla tornerà come prima nella maggioranza. E il partito di Bertinotti e Giordano giocherà un ruolo più «autonomo» all'interno della coalizione. Un esempio? In caso di provvedimenti non condivisi e, nello stetto tempo, non «protetti» dal diktat sulla stabilità del governo, deputati e senatori rifondaroli diranno «no». Liberaldemocratici e sinistra radicale sono ormai ai ferri corti. Dini punta i piedi sul Welfare e chiede il rispetto del protocollo firmato il 23 luglio. In caso contario il suo voto sarà negativo. I «comunisti» temono che i diniani riescano ad ottenere la cancellazione delle modifiche apportate al testo dalla Commissione Lavoro della Camera. E così si smarca. Paradossalmente, annuncia che adotterà la strategia delle «mani libere» professata proprio da Dini. L'obiettivo è tener duro sui cambiamenti («miglioramenti», li definiscono gli esponenti del Prc) già fatti. «Intanto chiediamo che non venga posta la fiducia - spiega il capogruppo di Rifondazione al Senato Giovanni Russo Spena - Ma, se il governo la metterà, è necessario salvaguardare le modifiche in materia di lavori usuranti e contratti a termine. Se neanche questo verrà fatto, si aprirà una ferita dentro la maggioranza e il programma dell'Unione andrà nuovamente concordato». La decisione, comunque, aggiunge Russo Spena, sarà presa dai gruppi parlamentari e dalla segreteria nazionale del partito. E se i due articoli «non negoziabili» non saranno «salvaguardati»? «Questa volta diremo sì, però in futuro avremo un atteggiamento più autonomo nella maggioranza e nell'esecutivo - avverte il presidente del Prc a Palazzo Madama - e se non saremo d'accordo, sui provvedimenti senza fiducia voteremo no». A fargli eco sono molti suoi «compagni». Uno dei più espliciti e duri, in questo senso, è il capogruppo di Rifondazione a Montecitorio: «Non possiamo stare sotto la pressione costante e per certi versi ricattatoria di chi, a ogni piccola modifica, dice di avere ragione - sbotta Gennaro Migliore - Non so perchè Dini cambia opinione ogni due minuti. Aveva detto che non avrebbe votato un testo dove c'erano aumenti di spesa; questi aumenti non ci sono, e allora dovrà essere lui a spiegare per quale motivo ha cambiato idea». Un altro avvertimento piuttosto chiaro giunge dal ministro Paolo Ferrero: «Nessuno pensi di poter mettere le ragioni dei lavoratori, della sinistra e del programma in un angolo, facendo finta che queste non esistano più», afferma. Insomma, per Prodi si annunciano nuove «turbolenze». E nei prossimi mesi il suo incrollabile «ottimismo» verrà messo a dura prova.