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Fabio Perugia [email protected] Parte sicuro e a testa ...

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A iniziare da Gianfranco Fini, che incontra e col quale raggiunge, a sentire le parole di Veltroni, più di un punto d'incontro. Due in particolare: le riforme istituzionali e i nuovi regolamenti parlamentari. «Noi siamo impegnati a cercare le soluzioni per uscire dalla crisi del sistema democratico, e non puntiamo quindi ad assi preferenziali», dice. Il leader del Partito democratico ha assicurato, infatti, che parlerà con tutti: «È un dialogo che guarda in primo luogo alla maggioranza e alla sua coesione, ma cerca anche il dialogo con l'opposizione». Così, a Montecitorio,Veltroni si riunisce con Fini e dà il via al primo confronto. Un «fatto positivo» dell'incontro, spiega il leader del Pd, è che «Fini ha dato disponibilità a co-firmare la nostra proposta di riforma dei regolamenti parlamentari» che prevede «l'impossibilità di creare gruppi diversi in Parlamento» rispetto ai partiti che si presentano alle elezioni, ed è «un modo per evitare la coriandolarizzazione» del sistema. «Con Fini - aggiunge Veltroni - siamo d'accordo anche sulla riduzione del numero dei parlamentari, il superamento del bicameralismo perfetto e il rafforzamento dei poteri del premier». Se il sindaco fa sorridere il leader di An su riforme istituzionali e dei regolamenti parlamentari, restano invece distanti sul bipolarismo. «Per noi il sistema proporzionale e il bipolarismo sono compatibili. Il nostro obiettivo - spiega Veltroni - è uscire da un bipolarismo forzoso, per fondarne uno nuovo su alleanze coese». Difatti per il segretario non esiste un problema esclusivo di legge lettorale, ma di un nuovo assetto istituzionale per uscire dalla crisi. E sul referendum popolare chiude: «Ho già detto qual è la mia preferenza, che è quella della soluzione parlamentare». E quella di Fini è stata solamente la prima tappa del tour di Veltroni. L'incontro con Casini non ha ancora una data, ma porterà il suo «pacchetto» moderato anche dalle parti del Carroccio, giovedì mattina sarà con Bossi a Montecitorio. E il giorno dopo sarà la volta di Silvio Berlusconi: stessa Capitale, stessa Camera, stesso vestito da «leader superpartes».

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