«An-Fi, collaborazione ineluttabile»
Pocodistante il leader di Alleanza Nazionale sta incontrando il segretario del Pd Walter Veltroni, ma il deputato di An guarda soprattutto a ciò che sta succedendo nel centrodestra. Onorevole, che idea s'è fatto del Pdl lanciato da Berlusconi? «Io credo che Berlusconi debba ancora chiarire come e con chi, ma soprattutto in che direzione va il Pdl. Ha fatto un annuncio politicamente significativo, ma non ha ancora spiegato quale sarà il progetto». In compenso l'annuncio ha fatto parecchio arrabbiare An. «La critica riguardava soprattutto il metodo che ha dato l'impressione di trovarsi davanti ad un partito di un uomo e non di un popolo». L'impressione, però, è che i rapporti all'interno del centrodestra si siano definitivamente guastati. «Mi sembra che ci troviamo davanti a delle reazioni naturali di forza politiche. Ora però occorre andare oltre e guardare avanti. Senza sudditanza, ma con rispetto reciproco e convinzione». Sì, ma la prospettiva di un partito unico con Forza Italia vi interessa o no? «Noi, nel luglio del 2006, lanciammo un documento politico che si intitolava "Ripensare il centrodestra nella prospettiva europea", che è la prospettiva di un bipolarismo fondato sull'alternanza. Se si tratta di percorrere una strada comune, scelta insieme e nel rispetto reciproco, An c'è». Quindi Forza Italia e Alleanza Nazionale sono destinate a ricongiungersi? «La collaborazione tra FI e An, tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini è ineluttabile. Come questo avverrà è un altro discorso». Cioè? «Cioè dipende dalla riforma elettorale che faremo. Ma che ciò avvenga è certo anche perché ce lo chiede il nostro popolo della libertà. Le nostre storie sono nate insieme nel 1994 e sono intrecciate». In attesa che ciò avvenga cosa intendete fare? «Alleanza Nazionale si sente sufficientemente forte per lanciare il suo progetto politico oltre le appartenenze di partito. Per parlare, da destra, a tutto il centrodestra. Sbaglia chi pensa di rinchiuderci in un recinto. Non siamo e non possiamo sentirci con le spalle al muro, perché non ci sono più muri». In che senso? «Anche Fini, come Berlusconi, fa parte ed è espressione del popolo delle libertà. Lo stesso popolo. Per questo può, e a mio avviso deve, lanciare il suo grande progetto. Non in maniera conflittuale, ma con l'obiettivo di ritrovare un cammino comune. Come pensiamo di riunificare il Paese se ci separiamo all'interno del nostro mondo?» Berlusconi però, con una battuta, ha già detto che lascerà a voi i progetti mentre lui si prenderà i voti. «I voti senza progetti non servono a niente. Serve un grande programma, lo chiamerei progetto Italia su cui raccogliere il consenso».