Dell'Utri apre: Silvio si fida più di Walter che di D'Alema
Per Marcello Dell'Utri, infatti, non ci sono dubbi: a differenza del 1999 quando il Pds, alla guida della Bicamerale con Massimo D'Alema era troppo condizionato dalla sinistra radicale, «oggi i tempi per il dialogo sulle riforme sono maturi». Quindi Silvio Berlusconi andrà avanti nel dialogo, ma solo sulla legge elettorale e non su un pacchetto più ampio di interventi. La Bicamerale, ha ricordato il senatore azzurro, «non funzionò perché i tempi non erano maturi. Oggi sì, lo sono. Non so se tra Berlusconi e Veltroni si troverà un accordo, l'importante è che ci sia un confronto aperto». A spianare la strada è stata, secondo Dell'Utri, anche «la nascita del nuovo partito che, conoscendo Berlusconi, sono sicuro si farà in poco tempo. Il disaccordo nella Cdl ha aperto uno scenario che sarebbe certamente rimasto chiuso se i rapporti tra i partiti del centrodestra non si fossero deteriorati». Dall'altra parte, poi, ci sono il Pd e Veltroni che hanno chiuso la pagina del passato in «modo efficace, convincente e democratico» e anche le relazioni con la sinistra massimalista sono molto meno vincolanti. Per questo, ha osservato il fondatore dei Circoli, «Berlusconi si fida di più di Veltroni, perché è convinto di avere a che fare con un soggetto nuovo. Allo stesso tempo anche Veltroni ha un maggior potere rispetto a quanto ne avesse D'Alema ai tempi della Bicamerale, verso il quale c'era comunque stima e considerazione». Certo, un pò di diffidenza rimane, ha aggiunto il senatore di FI, ma è un elemento che fa parte fisiologicamente della politica. «È ovvio - ha commentato - che questa operazione si farà solo se il Pd dimostrerà di essersi liberato del vincolo della sinistra radicale». È presto per dire quale modello elettorale potrà essere adottato. Il sistema tedesco è solo un base per il confronto. Berlusconi, secondo Dell'Utri, non ha ancora deciso: «Cambia spesso idea, è vero. Questa è una proprietà che hanno le persone intelligenti. Non credo sarà inflessibile sul modello e a partire dal meccanismo tedesco si potranno adottare delle modifiche che vadano bene a tutti». Occhio poi a fare affidamento sul referendum elettorale che è sì una minaccia, ma non più di tanto. «Ppl e Pd - ha spiegato - non sarebbero avvantaggiati dal sistema ipermaggioritario che ne deriverebbe se passasse il quesito. Il referendum è così generico e non cambiarebbe in meglio le cose. Se ci si arriverà poco male, una legge nuova andrebbe comunque fatta».