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Maurizio Gallo [email protected] Il Manifesto fa ...

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L'appello al sostegno, pure. La notizia è che, per la prima volta, il «quotidiano comunista» manifesta il desiderio di cambiare. «Cari lettori - scrive l'editorialista ed ex direttore Valentino Parlato, uno dei fondatori del giornale - siamo a una nuova crisi. Crisi di soldi, ma anche crisi politica: se le nostre vendite sono calate - continua - significa che siamo poco interessanti». Parlato osserva che tutta la carta stampata è in difficoltà e la sinistra lo è in tutta Europa, ma riconosce che «evidentemente c'è anche una difficoltà, un disorientamento». E allora? «E allora Parlato e i suoi stanno «discutendo in questi giorni sul senso politico del manifesto, su come cambiare anche il suo modo di comunicare con il lettore». E stanno pensando «a un prodotto editoriale diverso nella forma e nel linguaggio». Una discussione sulla quale i lettori saranno informati meglio in un secondo tempo. «Intanto abbiamo deciso - informa ancora il collega Valentino - di portare il prezzo del quotidiano a 1,20 euro e, dal prossimo anno, aumenteremo anche il prezzo degli abbonamenti. Ma da subito - conclude l'ex direttore - vi chiediamo un aiuto concreto e anche ideale: abbonatevi». Il «fondo» in prima pagina di Parlato lancia due segnali. Uno, preoccupante: è sempre un male quando una voce (tanto più se libera, anche se non sempre condivisibile) si spegne. Il secondo, però, è promettente: l'annunciata palingenesi potrebbe aprire il quotidiano a un nuovo lettorato. Come sta per fare la «Cosa Rossa», pronta a rinunciare al simbolo della falce e martello, il Manifesto potrebbe cominciare col rinunciare alla dizione «quotidiano comunista» sopra la testata. Non è necessario rinnegare il passato, è sufficiente riconoscere il presente.

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