FI, i vertici ora tremano

E non pensa, Berlusconi, a un semplice restyling di Forza Italia. No, pensa a qualcosa di più grande, di più ampio, che imponga un forte turn over di facce e persone con molti nuovi ingressi. Il Cav vuole far crescere una nuova classe dirigente. E per riuscirci sta mettendo insieme una sorta di «commissione» composta da quindici big che lavoreranno alla nuova formazione politica. La prima lista era piuttosto istituzionale: i vertici del partito, i capigruppo di Camera, Senato e Parlamento europeo, etc, etc. Ma è stata «cassata». Al gran capo non è piaciuta: «Se dobbiamo cambiare dobbiamo farlo dall'inizio». Così, già nel primo gruppo di lavoro si avvertirà il vento del cambiamento. Entreranno i quarantenni emergenti come Guido Crosetto, Maurizio Lupi, Gregorio Fontana, Mara Carfagna. Ai quali sarà presto affiancata anche una «nuova guardia» che arriva direttamente dai Circoli delle Libertà di Michela Vittoria Brambilla. Alla «rossa» potrebbe essere chiesto di fare un po' di nomi, di dare un po' di classe dirigente, volti nuovi e facce nuove. Il Cav dovrà spiegare però agli attuali vertici che fine faranno. Sa perfettamente che gli umori non sono dei migliori. Giovedì, a Otto e mezzo, ha tributato un ampio elogio a Sandro Bondi (che lo ave achiamato subito dopo l'annuncio di piazza San Babila). E con lui voleva dire tutto l'intero gruppo dirigente di Forza Italia. A cominciare da Giulio Tremonti che non ha preso nel migliore dei modi il varo del nuovo partito. E non è un caso che il vicepresidente di Forza Italia sia l'unico dei big azzurri a non aver ancora commentato l'annuncio del Cavaliere. È rimasto in silenzio. Al suo posto in compenso si sono espressi quelli che, a via dell'Umiltà, vengono normalmente indicati col nome di «Tremonti-boys». Come il deputato Giorgio Jannone che, con un certo entusiasmo, ha sottolineato l'analogia tra questo momento storico e la nascita di Forza Italia nel 1993. Ed è sempre un «Tremonti-boys», dietro promessa di anonimato, a spiegare l'umore dell'ex ministro dell'Economia: «All'inizio c'è stato un approccio critico legato al fatto che la Lega, con cui il vicepresidente ha un rapporto privilegiato, non vedeva di buon occhio la nascita del nuovo partito. Ora partecipa alle riunioni organizzative e osserva quello che succede anche perché è ancora fresca la "ferita" del caso-Brambilla. Lui è stato l'unico a dire quello che tutti pensavano ed è stato attaccato senza che nessuno lo difendesse». Ma c'è anche chi sottolinea che ciò che sta accadendo è in perfetta linea con il carattere di Tremonti. «Se è protagonista - sottolinea un deputato molto vicino al Cavaliere - è sempre in prima fila, altrimenti si defila».