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Prodi ha paura

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 esprimecosì tutto il suo disappunto alla possibilità di un asse tra il nuovo partito di Silvio Berlusconi e il Pd. Più cauto il giudizio sul sistema elettorale tedesco, anche se si sa che al premier non piace molto. «C'è una discussione in corso» ha risposto ieri a giornalisti a margine di un convegno Ocse sulla corruzione. Per quanto riguarda l'agenda degli incontri sulle riforme nella maggioranza e tra i poli, Prodi ha spiegato che «gli incontri sono a tempo pieno. Non è che si vada avanti oggi, li abbiamo fatti ieri sera, li abbiamo fatti dopo la fiducia, e anche stamattina prima di venire qui». «È un confronto continuo — è la conclusione — perché dobbiamo portare avanti l'approvazione dei vari provvedimenti che abbiamo varato». Sempre ieri mattina Prodi ha incontrato a Palazzo Chigi Walter Veltroni, accompagnato da Dario Franceschini. Il numero uno del Partito democratico e il suo vice sono giunti nella sede del governo intorno alle 8. L'incontro era nell'aria, dopo che da ambienti prodiani e settori vari della maggioranza erano state espresse preoccupazioni sull'eventualità di un «asse» tra Veltroni e Berlusconi. E sulla possibilità di un accordo tra i due che fissi al 2008 — come chiede il Cavaliere — o al 2009 — come è parso prospettare il segretario del Pd — la data di nuove elezioni. E insieme hanno fissato il calendario degli incontri sulle riforme e sulla legge elettorale. Ma proprio sul modello da adottare nella riforma ieri è intervenuto anche Giorgio Napolitano, esprimendo il suo apprezzamento per quello tedesco. «Ammiro molto il clima di comune accettazione di valori e regole fondamentali, che ha presieduto e presiede alla lotta politica nella repubblica federale tedesca» ha detto il Presidente della Repubblica in un'intervista al settimanale tedesco «Die Zeit» che verrà pubblicata oggi. Atteso per la settimana prossima a Berlino, Napolitano ha espresso il suo interesse per il modello tedesco definendo «molto importante» il fatto che «ci si confronti tra schieramenti che competono per la guida del Paese ma che hanno rispetto reciproco chiunque sia al governo e chiunque all'opposizione». Questo, ha concluso, «tra l'altro consente di poter contare su risorse sufficienti e condizioni favorevoli per affrontare periodi, sia pure eccezionali e temporanei, di grande coalizione, di collaborazione politica generale». Intanto Prodi è chiamato a sciogliere il nodo delicato del welfare. Dopo la rottura tra Rifondazione e il resto della maggioranza (martedì notte il partito guidato da Franco Giordano ha abbandonato la riunione convocata per trovare l'accordo sugli emendamenti da presentare in commissione Lavoro alla Camera), i pompieri sono entrati in azione. «Sono fiducioso che si troverà un accordo» sul pacchetto welfare, ha detto il presidente del Consiglio. Ma la questione welfare è più che mai aperta, anche alla luce del monito espresso nei giorni scorsi da Lamberto Dini: «Il governo non deve modificare il protocollo perché anche da quello dipende la tenuta dei conti pubblici. Davanti a qualsiasi modifica noi liberaldemocratici voteremo contro». Un aut aut che per Rifondazione è indigeribile.

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