Berlusconi: "Vogliamo due soli grandi partiti"

Soprattuttoè trascorso un giorno durante il quale il leader di An non ha fatto battute salaci contro il Cavaliere. Anzi, a chi ha partecipato alla riunione dell'ufficio politico del partito convocata d'urgenza subito dopo ora di pranzo, l'ex vicepremier è apparso più sereno rispetto ai giorni scorsi. È presto per dire che è pace fatta. Ma il solo fatto che non ci siano stati attacchi incrociati rappresenta una novità nel centrodestra. Berlusconi va avanti per la sua strada. Si preoccupa di chiarire meglio il suo progetto che ha terremotato anche Forza Italia. Attorno a lui si fanno largo la Brambilla e i quarantenni (Guido Crosetto, Mara Carfagna, Gragorio Fontana, Angelino Alfano, Maurizio Lupi) da un lato e quelli della prima ora come Marcello dell'Utri, con il quale è tornato un certo feeling, e il mondo che proviene da Publitalia. Esclusi quelli della seconda ora, come Giulio Tremonti che sembra finito in soffitta (politica, s'intende). Il Cav tira dritto. E al Giornale delle Libertà, il settimanale della Brambilla, spiega: «La nostra posizione è chiara e si può riassumere così: noi vogliamo contribuire a costruire un sistema elettorale che incentivi la formazione di grandi partiti, non di alleanze elettorali impotenti, impossibilitate a governare. Il nostro obbiettivo è un sistema politico fondato su due grandi partiti, più forti e finalmente omogenei, in competizione per il governo di questo Paese». E torna a rispolverare il tema delle elezioni: «Dico fin d'ora che questo Parlamento non ha più la fiducia dei cittadini e non può certo riformare la Costituzione. In questa situazione, dove il discredito del governo è al massimo grado, occorre riformare rapidamente la legge elettorale e tornare alle urne. Poi - puntualizza - si potrà discutere, e noi abbiamo proposte nuove e soluzioni efficaci. Discuterne ora mi pare del tutto prematuro. Anche perché - aggiunge il leader del Ppl -, un accordo sulla riforma elettorale presuppone anche un comune impegno ad andare subito al voto. Abbiamo un governo che non ha più la maggioranza in Parlamento ed è ora che vada a casa. Cos'altro deve ancora accadere per poter tornare alle urne? Questo governo è già imploso da un pezzo». Berlusconi insiste e non sembra spaventato nemmeno dall'ipotesi referendum: «Penso che sia giusto affrontare un problema alla volta. Un Partito della Libertà che, appena nato, può già contare, come confermano i sondaggi di queste ultime ore (ieri ne è giunta anche uno Ipr, ndr), sul 35-37% dei consensi del corpo elettorale, non deve avere paura di nulla». Frena invece sulla grande coalizione: «Qualunque ipotesi prevede che prima ci siano elezioni. Come ho già detto, un problema alla volta». Una battuta anche per Forza Italia, che, a giudizio del Cavaliere, «si rigenererà con entusiasmo e rinnovata energia nel nuovo partito. Essa formerà gran parte della sua struttura portante. L'esperienza accumulata dai suoi quadri dirigenti sarà indispensabile anche per strutturare la base del nuovo movimento». Quindi racconta come è maturata la svolta: «Erano mesi che tendevo l'orecchio all'ormai assordante protesta dei cittadini e mi chiedevo: possibile che nessuno voglia assumersi la responsabilità di affrontare un sistema di potere che, con pervicacia ed arroganza senza pari, sta, giorno dopo giorno, distruggendo questo Paese? Ho pazientato un po', ma poi, visto che continuava a non muoversi foglia, ho deciso di prendermi tutt'intera questa responsabilità». «Prima che il nostro sistema faccia la fine del Titanic - sottolinea Berlusconi -, è bene fermare le macchine e cambiare un bel po' di cose. Ed è ormai compito di chi guida, in questo Paese, il partito di maggioranza relativa farsi carico di questo problema». Intanto Berlusconi oggi, assieme a Gianni Letta, vedrà a pranzo l'ambasciatore israeliano Ghideon Meir. Nei giorni scorsi vi erano state polemiche da parte della comunità ebraica romana per il fatto che il Cavaliere avesse partecipato alla convention della Destra con saluti romani e cori fascisti.