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Le donne del centrodestra bocciano la Manovra

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Non riesce a perseguire gli obiettivi prioritari indicati dal ministro (riduzione e qualificazione della spesa, alleggerimento del debito e crescita economica), anzi sembra muoversi un senso opposto, secondo la cruda analisi della professoressa Servidori che prevede un aumento della spesa di 10 miliardi, nel prossimo decennio, per superare lo scalone e la tutela dei lavori usuranti; non vede qualificazione della spesa, se si usa per l'abbassamento dell'età pensionabile, in controtendenza agli altri Paesi europei, né crescita se il tasso di previsione di 1,7% si deve ridimensionare a 1,4%. Una Finanziaria definita da tutte elettoralistica e scarsamente incisiva. Del tutto dimenticata la famiglia, a giudizio di Daniela Santanchè, che riceve pochi spiccioli, per la riduzione Ici e l'assegno per i non abbienti, mentre necessita di interventi strutturali. Il problema sicurezza, sottolineato dalla Saltamartini, responsabile Donne An e da Carolina Lussana (Lega), dopo il decreto-emergenza subisce tagli, e risorse drasticamente ridotte. Le politiche per le donne, in Finanziaria e nell'opera del ministero delle Pari opportunità, ricevono gli strali di Laura Ravetto (FI) che accusa Barbara Pollastrini (Pd) di avere utilizzato solo il 20% dei 65 miliardi di fondi attribuiti. È bocciata senza riserve dalla Armosini perché affronta il problema donna con singoli e parziali interventi e non con l'approccio complessivo che richiederebbe, perché è in gioco lo sviluppo, non di un genere, ma di tutto il Paese. La proposta più provocatoria viene dall'economista Brunetta che suggerisce di aumentare il tasso di occupazione femminile, tassando meno le assunzioni di donne. Una misura che avrebbe il risultato di far emergere fino a due milioni e mezzo di nuovi posti di lavoro.

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