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Berlusconi battezza il nuovo partito «Pronto al dialogo con il governo»

Silvio Berlusconi

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Quantoagli alleati, «faccio un appello a confluire con noi e non rispondo a piccole polemiche occasionali». È con questo programma a brevissimo termine («Sono pronto a incontrare Veltroni») che Berlusconi ha presentato il nuovo partito. Alle spalle del Cavaliere, nel salone del Tempio di Adriano a Roma, in una scenografia essenziale, su uno schermo è proiettato il simbolo della nuova forza politica: una striscia tricolore in campo azzurro con la scritta «Il popolo della Libertà». Ma Berlusconi chiarisce subito che «potrebbe anche chiamarsi il Partito della Liberta e comunque sarà un'assemblea a deciderlo». Nella sala delle Colonne, ad ascoltarlo, c'è tutto lo stato maggiore di Forza Italia, dai due capigruppo, Schifani e Vito al coordinatore e al vice, Bondi e Cicchitto, alla squadra femminile al gran completo, dalla Carfagna alla Prestigiacomo, e in prima fila c'è anche Michela Brambilla. Fuori, in piazza, un maxi schermo fa rimbalzare il discorso sulla folla assiepata. Berlusconi è freddo, misura le parole come per le grandi occasioni. Comincia sventolando i risultati della raccolta delle firme («otto milioni a cui si aggiungo i due milioni raccolte dai Circoli») contro Prodi. «Questo patrimonio non va disperso. Ci sono momenti in cui certi appuntamenti con la storia non si possono mancare». Quindi spiega quali sono le radici del nuovo partito. «Nascerà dal basso, dalla gente e non sarà una fusione fredda come il Pd. Saranno i cittadini, dando la preferenza nei gazebo, a decidere il nome del partito». Poi affronta di petto le due questioni chiave: la riforma elettorale e il rapporto con gli alleati. «Il bipolarismo oggi in Italia, con queste forze politiche, non è più possibile» arringa e rivela di aver chiamato Giuliano Ferrara «che mi ha introdotto al bipolarismo quando io non sapevo nulla di politica e lui stesso si è detto d'accordo che oggi è impossibile da praticare». Con la stessa determinazione annuncia che è pronto al dialogo con il governo e ad incontrare Veltroni, ma a patto che si voti subito dopo la riforma della legge elettorale. E comunque non è disponibile per «altre riforme» (quella costituzionale, ndr.). Il modello che berlusocni propone è quello proporzionale puro «non machiavellico ma con sbarramento che eviti un eccessivo frazionamento». Quanto al rapporto con gli alleati, stessa chiarezza: «Non rispondo alle polemiche del momento nè se vengono da un alleato nè dai nostri competitors. La gente chiede un partito unito dei liberali e spero che chi non lapensa così possa cambiare idea presto». Sottolinea che «questa mia iniziativa nasce per spazzare via giochi e giochetti di Palazzo e non è contro nessuno ma lascia le porte spalancate a tutti». Liquidata così la polemica con Fini, per Bossi il Cavaliere spende qualche parola in più: «Ho parlato a lungo con lui. La Lega è un partito con forte radicamento sul territorio e possiamo avere con loro un rapporto da alleati». Per il programma del nuovo partito, l'ex premier si richiama al Ppe e ha annunciato «l'elezione diretta di tutti i suoi rappresentanti». Ma ha anche detto di essere pronto a «mettersi a disposizione» aggiungendo che anche Fini e Casini potranno aspirare alla guida della nuova formazione ma solo sottoponendosi al voto dei militanti.

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