Schifani: «An non ci sta? Pazienza»
Ilpresidente dei senatori di Forza Italia vede nascere il Partito del popolo italiano delle libertà e ha già le idee chiare. «Guardiamo con serenità a tutti», dice riferendosi anche ai moderati di sinistra, «ma se qualcuno non vuole stare con noi, non li costringeremo di certo», precisa alludendo agli alleati. Schifani, Forza Italia si scioglierà, confluirà nel nuovo partito. Gli italiani dovevano aspettarselo? «Questo è stato un giorno importante per tutto il Paese. Per noi stretti collaboratori non è stato un fulmine a ciel sereno. Era un'ipotesi che già aleggiava da diverso tempo. Il presidente Berlusconi ha preso atto di alcune circostanze e ha saputo guardare al futuro». Quali circostanze? «Che in Italia la sinistra è una formazione troppo eterogenea, formata da tanti piccoli partiti che assieme non sono stati in grado di governare. Mentre nel centrodestra ci sono state delle complicazioni che hanno raggiunto i livelli di guardia. Sono venute allo scoperto in questi giorni, ma credo covassero da più tempo. Facendo queste considerazioni si è deciso di intraprendere questa iniziativa, che è per il popolo. Del resto la mobilitazione di questi giorni è andata oltre le ragionevoli previsioni. Pensi che fino a domani non potremo avere un dato certo. E che il Sud, la Sicilia per esempio, è stato pesantemente condizionato dalla pioggia». Chi ha firmato per mandare a casa Prodi? «I nostri elettori, ma questo è scontato. Soprattutto, oltre a tante persone del centrosinistra, ha firmato tanta gente che alle scorse elezioni ha dato il proprio voto ad Alleanza nazionale e Udc. Come a dire: loro, la gente comune, vuole che Silvio Berlusconi non cambi strategia, che prosegua su questa linea per mandare a casa Prodi». Torniamo alla nuova «creatura» di Berlusconi. Da una parte il Partito del popolo italiano delle libertà, dall'altra il Partito democratico. Al di là degli schieramenti, che differenza c'è? «Diversamente dal Pd, questo nuovo partito nasce completamente dal basso, è il volere del popolo che in questi giorni ci ha chiesto questo. E già da venerdì questo popolo scenderà in piazza, di nuovo, per aderire al nuovo progetto. Invece il Pd è nato dalla fusione di due vertici politici, non è chiesto dal basso». Come continuerete a coinvolgere il «vostro» popolo? «Ci saranno delle primarie. Sarà il cittadino a scegliere i direttivi. Loro meritano il nostro rispetto e vanno coinvolti sempre di più nella nostra attività». Berlusconi ha detto che ora siete disponibili a trovare soluzioni utili per il Paese. «Siamo pronti a confrontarci con la maggioranza dei partiti. Ora guardiamo con più serenità verso tutti. Mentre prima ci potevano contestare un arroccamento, oggi non possono più farlo. Le faccio un esempio: con la sinistra estrema è chiaro che le distanze sono troppo grandi, ma con il Pd sono meno». Con loro parlerete di riforme? «Possiamo guardare a una riforma elettorale condivisa. Siamo pronti a sederci a un tavolo per discuterne anche con loro». E gli alleati del centrodestra? «Come detto siamo pronti ad accogliere tutti». An non sembra interessata. «Ne prendiamo atto. Non abbiamo mica l'arroganza di pretendere che entrino. Non li forzeremo di certo». Bossi dice: «Così avete fatto solo un favore a Prodi». «Non facciamo favori proprio a nessuno. State tranquilli che Prodi ha già tanti e grandi problemi da solo. Prendete l'esempio di Dini che di fatto non è più della maggioranza. Prendete la lettera di Bordon». Avete già ricevuto chiamate da parte di personalità esterne a Forza Italia che vogliono far parte del nuovo progetto? «È presto. È tutto appena iniziato. È un momento di grande fibrillazione. Berlusconi ha dato una scossa al sistema politico italiano che era ingessato. In queste ore spiegherà come può cambiare l'Italia. Questo è il secondo tempo del film "La scesa in campo di Berlusconi"».