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Nemmeno a sinistra si può stare tranquilli e immuni dalla ...

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A scatenare paure e timori è l'ormai imminente assemblea dell'8 e 9 dicembre della sinistra e degli ecologisti: l'appuntamento in cui Prc, Verdi, Sd e Pdci lanceranno il nuovo soggetto unitario federato. E sin qui, tutto bene. Ma il fatto è che, per restare solo al Prc, su «Liberazione» è in corso un animato dibattito sul simbolo storico dei comunisti, che in caso di fusione non conterrà più la falce e il martello. Nella rubrica delle lettere si leggono interventi di questo genere: «Sono un comunista e tale rimango e non provate a cambiare il simbolo: io non ci sto». C'è anche chi ricorre all'ironia, molto pungente però: «Mi rendo conto che, essendo stati esposti alle intemperie, fin dal 1918, la falce e il martello possano essere un po' rugginosi, ma sicuramente sono ancora in grado di funzionare. Caso mai basterebbe dare un'affilatina alla falce». Lo stesso autore della mail, Renzo Buttazzi, suggerisce causticamente «di aggiungere al mietitrebbia con maglio una giostra con i ragazzi sui cavallini, un mappamondo ammaccato, un'immagine di Gandhi, una raffigurazione della Sacra famiglia, una composizione dei più vari organi sessuali e poi, piccoli piccoli che non diano noia a nessuno, anche una falcina e un martellino». Le critiche piovono da più parti, anche dall'interno: «Sono un iscritto al Prc, ho 25 anni, sono segretario dei giovani comunisti di Castelfiorentino, vi scrivo per farvi presente il mio sdegno sull'idea e sulle voci e articoli a favore del cancellamento dei simboli del lavoro, la falce e il martello», scrive Eugenio Simoncini. C'è anche chi esprime timori e dubbi nel meritò molto argomentanti, come fa un gruppo di dirigenti e amministratori di diverse regioni che paventa conseguenze nefaste e suggerisce: «Vi sono ancora milioni di elettori che vedono nei simboli del lavoro un punto di riferimento politico e culturale irrinunciabile». I firmatari della lettera sottolineano un particolare non certo ben augurante: «Finora, tutte le esperienze di liste unitarie, con simboli anonimi, hanno dato risultati negativi», e a proposito delle imminenti amministrative parlano chiaramente della possibilità di una «sconfitta in alcune realtà locali». Quindi, «la convergenza programmatica dovrà essere verificata luogo per luogo», altrimenti «si rischia l'ennesima azione di vertice, la fusione a freddo che non darà vita a passione, partecipazione, entusiasmo, ma cortocircuiterà l'azione politica a equilibrismi di potere». Per questo bisogna evitare «fughe in avanti».

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