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La proposta Dini

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Il capo dell'Udeur rigetta l'ipotesi di aderire a un «gruppone» con Lambertow e quello dell'Idv punta l'indice contro il leader dei Liberaldemocratici. L'Unione, insomma, è in subbuglio e ancora una volta si ritrova divisa sulla proposta di un governo «tecnico» con il presidente del Senato sulla poltrona di quello del Consiglio. «Io con Dini ho sempre lavorato sui contenuti. Abbiamo sempre trovato un accordo, a volte con lunghe discussioni, a volte molto facilmente, ma io non credo che ci siano linee alternative - ha fatto sapere ieri il premier da Bologna, anche questa volta ottimista sulla ricomponibilità dello strappo - La mia affermazione non deriva da un desiderio astratto, ma deriva dalla constatazione di un lavoro che ha già parecchi mesi di collaudo», ha aggiunto Prodi. «Dini non fa aut-aut, pone problemi politici e ai problemi politici c'è una risposta razionale, intellettuale - ha osservato il Professore - Alle spallate si risponde fisicamente e come robustezza fisica non me la cavo male», ha concluso. Dello stesso parere Anna Finocchiaro, che lancia un appello al presidente della Commissione esteri del Senato, il quale ha posto all'Unione «una questione politica molto seria, che merita una risposta politica altrettanto seria». Ma dopo il voto del Senato alla finanziaria, ha continuato, si è aperto «un nuovo scenario» e «mi stupirei se il presidente Dini non lo apprezzasse». Il capogruppo dell'Ulivo, poi, invita Dini a «riconsiderare le condizioni che si sono verificate a partire dall'altra sera» e a «scegliere di restare a pieno titolo dentro il centrosinistra e collaborare con noi. Se c'è da lavorare per un chiarimento e per una ridefinizione del quadro politico - ha precisato infine Finocchiaro - questo non può che avvenire nel centrosinistra». Sulla «fase nuova» insiste anche Dario Franceschini: «Spero - ha detto il numero due del Pd - che ci sia lo spazio per ascoltare le voci di Dini e dei Liberaldemocratici per qualificare l'azione della maggioranza. Però con l'approvazione della Finanziaria in Senato una fase diversa si è già aperta, vista la disponibilità di una parte della Cdl a discutere sulle riforme. Nella Cdl - ha concluso Franceschini - in molti hanno capito che è interesse di tutti lavorare per cambiare il quadro istituzionale e mettere nelle condizioni colui che vincerà le elezioni di governare. Questo lo hanno capito tutti gli italiani, speriamo che lo capisca anche Berlusconi». «Nel gruppone di Dini? No grazie», è la risposta di Clemente Mastella all'ipotesi di un gruppo unico con i Liberaldemocratici. «Noi - ha detto Mastella - non faremo parte di questo gruppo. Lavoriamo affinchè il centrosinistra sia centrosinistra e non sinistra con un appendice di centro». Più duro con Dini, il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro: «Non condividiamo le uscite alla "diniana maniera" con cui il giorno dopo un successo così importante, il ministro Dini già si preoccupa di cambiare il presidente del Consiglio e la compagine della coalizione», ha detto il leader dell'Italia dei valori. «A me pare - ha aggiunto il ministro - che atteggiamenti di questo genere sono più determinati dalla voglia di occupare del potere, che dal desiderio di fare gli interessi dei cittadini. Dalle mie parti, quando facevo un altro mestiere, questo lo chiamavamo estorsione adesso mi limito a chiamarla pressione politica, indebita però».

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