Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Dopo il voto favorevole alla Finanziaria e la rottura con ...

default_image

  • a
  • a
  • a

«Quello a cui sono interessato - ha detto l'ex premier - è portare avanti il mio progetto politico. Ma auspico un cambiamento del quadro politico». Parole che trovano subito una sponda all'interno della maggioranza. E si tratta di una sponda autorevole visto che, a parlare, è il vicepremier Massimo D'Alema. «Non ho mai interpretato il significato delle parole altrui - spiega il ministro degli Esteri a chi gli chiede di commentare il discorso di Dini al Senato -. Ha compiuto un gesto di responsabilità importante e la maggioranza e il governo sono pronti a discutere questioni politiche e programmatiche per il bene del Paese». «Noi stessi - afferma D'Alema - sentiamo il bisogno di rilanciare l'impegno riformista del governo». Ma il vicepremier non è solo visto che, a stretto giro di posta, altri due big del Partito Democratico tendono la mano all'ex premier. Il primo a parlare è il segretario del Pd Walter Veltroni: «C'è stata da parte sua una sollecitazione politica ad aprire una nuova stagione. Ritengo che ci siano le condizioni perché lui possa restare nella maggioranza». E anche Enrico Letta crede che c'è bisogno di tornare a dialogare: «Abbiamo una maggioranza risicata che ogni volta deve fare i conti con Dini e altri senatori. È un problema di cui ci faremo carico». L'impressione è che l'Unione stia cercando in tutti i modi di trattenere Dini almeno fino alla fine dell'anno così da superare indenne sia il nodo welfare che il varo definitivo della Manovra. Poi si vedrà. Anche se non sarà facile visto che l'ex premier ha le idee piuttosto chiare e, intervistato da Giuliano Ferrara ad Otto e mezzo avverte: «Se viene annacquato il protocollo sul welfare noi votiamo contro e siamo pronti a far cadere il governo». E siccome, per Dini, far cadere il governo senza un'alternativa sarebbe irresponsabile, ecco la soluzione: «Un governo istituzionale, con Marini presidente del Consiglio». Nel frattempo, però, il leader dei Liberaldemcoratici lavora per allargare il suo gruppo. «La cosa più importante - spiega - è che questo gruppo si basi su un progetto politico omogeneo, non sono interessato a un'armata Brancaleone». E riferendosi all'accoppiata Bordon-Manzione: «Ci sono delle convergenze possibili. Pallaro, invece, mi ha contattato ieri per comunicare il suo interesse. Inizieremo a lavorarci dalla prossima settimana». In attesa di sapere le prossime mosse Dini deve fare i conti con la sinistra radicale che lo attacca temendo un suo «tradimento» e con la Cdl che diffida del suo dissenso. E il leghista Roberto Castelli non ha dubbi: «In un prossimo rimpasto, il buon Dini si potrebbe trovare al governo».

Dai blog