Nicola Imberti n.imberti@iltempo.it Ci siamo. Domani l'Aula ...

Così a quasi 24 ore dall'ora X il Senato si è trasformato nel «Palazzo dei sospetti». La caccia al traditore, l'uomo che con il suo voto potrebbe decidere la sorte del Professore, è aperta. Nella lunga lista dei possibili «indiziati» il primo posto spetta di diritto ai senatori a vita. Tre (Rita Levi Montalcini, Emilio Colombo e Oscar Luigi Scalfaro) fin qui hanno sempre sostenuto il governo e difficilmente cambieranno linea. Francesco Cossiga (che ieri è tornato in Aula dopo un periodo di assenza per commemorare l'amica Giglia Tedesco Tatò) ha annunciato che voterà no se il governo continuerà a chiedere una commissione d'inchiesta sul G8 di Genova. Parole che hanno scatenato un serrato botta e risposta con il capogruppo di Sinistra Democratica Cesare Salvi: «Ti vedo benissimo, ma nei prossimi giorni prenditela comoda, stattene a casa, che ci vieni a fare qui a votare...». Anche Carlo Azeglio Ciampi, che non partecipa ai lavori dell'Aula da mesi, dovrebbe partecipare al voto (un'altro sì per l'Unione), mentre appare scontata l'assenza di Sergio Pininfarina. A questo punto resta solo Giulio Andreotti che, a margine della presentazione del volume di Giancarlo Morcaldo presso la libreria del Senato commenta: «Non mi sembra ci sia aria di terremoto. Comunque quasi sicuramente voterò sì. Io sono, per natura, tendenzialmente governativo». Finisse così l'Unione potrebbe contare su 163 voti, la Cdl su 157. Ma c'è anche il capitolo «dissidenti». Andiamo per ordine. L'ex Pdci Fernando Rossi ha fatto sapere che, ad oggi, il suo è più un sì che un no. Praticamente certo, invece, il voto contrario dell'ex Prc Franco Turigliatto. Willer Bordon e Roberto Manzione (Unione Democratica) sono guardati a vista, ma nessuno si aspetta sorprese da loro. Sorprese che, invece, potrebbero arrivare da Domenico Fisichella (ex Dl oggi nel gruppo Misto). Ma il vero ago della bilancia resta Lamberto Dini. A chi gli ha parlato recentemente, Silvio Berlusconi ha ribadito che «il percorso di Dini è sempre stato coerente e lineare. Se salverà Prodi sarà lui ad essere smentito e sconfitto». Ieri, in compenso, l'ex premier ha avuto un battibecco con il capogruppo del Prc Giovanni Russo Spena che lo ha accusato di tenersi le mani libere per valutare chi, tra Prodi e il Cav, gli offre di più («questo è il peggio delle politica»). Il leader dei liberaldemocratici ha attaccato la politica «tassa e spendi» della sinistra massimalista e non sembra ancora aver preso una decisione su come votare. Nell'Unione restano convinti che non accadrà nulla e Palazzo Chigi parla di «normali distinguo» tra le forze della maggioranza. Certo, a nessuno è sfuggito che ieri, alla Camera, l'Udeur ha lasciato la commissione Bilancio polemizzando contro il governo che ha respinto praticamente tutti gli emendamenti presentati dal gruppo al decreto fiscale. Così resta una domanda: e se Berlusconi avesse convinto qualche insospettabile? Tra 24 ore la risposta.