Silvia ...
La sua storia d'amore con Gabriele Sandri, il 27enne tifoso della Lazio ucciso ieri mattina in un autogrill dell'A1, gliel'ha strappata via per sempre, dopo appena sei mesi, quel maledetto colpo di pistola sparato da un agente della Polstrada. Non ha voglia di parlare, non ci riesce. Due amici la sorreggono mentre lei si fa strada fin su al terzo piano con un mazzo di rose bianche e rosse che lascia con un biglietto davanti a quel portone chiuso. «Sentendomi morire assieme a voi, vi voglio ringraziare per aver messo al mondo un angelo che da sei mesi era la mia metà. Lucrezia». Poche righe per Daniela e Giorgio, i genitori di Gabriele, separati ma partiti insieme di corsa nella mattinata di ieri, appena avuta la notizia. Con il figlio più grande, Cristiano affermato avvocato penalista, hanno lasciato Roma per raggiungere Arezzo dove attualmente si trova il corpo del ragazzo. La notizia della sua morte ha sconvolto un intero quartiere, tutta una tifoseria ma anche quanti Gabriele l'avevano semplicemente incontrato dietro il bancone dell'Harrison, il negozio di abbigliamento maschile in via Figgeri di proprietà del padre e dove da tempo lavorava. Diplomato al liceo scientifico «Talete» aveva preferito da sempre la musica allo studio. Così da adolescente aveva cominciato a farsi conoscere nelle migliori discoteche di Roma diventando ben presto un apprezzato disc jockey. «L'aperitivo al Tartarughino in Sardegna è nato da una sua idea - racconta Tiziano - Viveva per la musica tra la musica, abbiamo cominciato facendo girare i dischi al Gilda Young di pomeriggio. Ha iniziato da piccolo a suonare diventando ben presto il più grande Dj della commerciale. Era un pacioccone, la faccia pulita, non era certo uno di quelli che andava in mezzo agli scontri». Nell'androne del palazzo e disseminati sulle scale tanti mazzi di fiori lasciati dagli amici ma anche dalla gente comune. «Non ci sono parole per descrivere tutto questo - scrivono Luca, Emiliano, Nicola e Giuseppe - Solo la gioia e la voglia di vivere che aveva Gabriele ci tiene appesi a questa vita. Tutti i tuoi amici ti stringono». «Nemici in campo, amici per strada» scrive Alex. «Ma era la Lazio il suo primo, vero amore - dice Francesca, 23anni, ex ragazza di Gabriele - La seguiva ovunque, in ogni trasferta. Era un ragazzo pazzesco, mi portava sempre nei locali dove il sabato lavorava ed ero gelosissima di lui, così bello e corteggiato. Mi chiamava Pandi, per i miei occhi scuri. Ci legherà per sempre un tatuaggio che ci siamo fatti fare tre anni fa, le nostre iniziali». «Pensare che ci siamo incontrati l'altra sera a Ponte Milvio - abbassa gli occhi Giorgia, un'amica - Gabriele era un sostenitore del Duce, in onore del quale si era fatto fare un tatuaggio, e un convinto laziale». «Il cancello del nostro palazzo è bianco celeste - racconta Luisa, inquilina al piano superiore - allora chiedevo sempre a Gabriele se ne fosse contento».