Lo sconcerto della Lazio
De Silvestri piange, gli altri non parlano, allibiti per quanto accaduto. Lotito chiede di rinviare la partita, ma fino alle 13.30 non c'è la risposta ufficiale di Lega e Federcalcio nonostante i colloqui continui con Abete e Matarrese. E allora si segue il solito rituale: stavolta però senza riunione tecnica che c'era stata la sera prima per uno strano scherzo del destino (di solito c'è a poche ore dal match). Alle 11.15 ci si vede per il pranzo tra mille interrogativi. Sguardi tristi, poca voglia di sorridere e tanta rabbia per la morte del giovane tifoso che poco dopo si scoprirà essere un amico di Lorenzo De Silvestri. Tant'è, non ci sono ancora comunicazioni ufficiali e allora tutti sul pullman mentre i magazzinieri caricano i bagagli. Si attende l'ok degli agenti per muoversi e andare comunque allo stadio: sono le 13.10. Passano altri venti minuti, i calciatori smaniano, qualcuno scende a farsi una passeggiata davanti all'hotel Visconti, altri sono come impietriti al loro posto. Arriva il contrordine: non ci si deve muovere perché davanti a San Siro i tifosi nerazzurri affrontano le forze dell'ordine al grido di «assassini, assassini». Si resta lì. Nel frattempo c'è l'ok al rinvio e viene subito stravolto il programma. A quel punto i giocatori scendono tutti. Nessuno parla, Delio Rossi si rivolge a un amico con le mani nei capelli: «Verrebbe voglia di mollare, ma io so fare solo l'allenatore. O meglio, al massimo potrei fare il professore».... Parole dure. Baronio dice a un tifoso: «Spero sospendano tutto il campionato, non deve passare il messaggio che esistono sono morti di serie A e B». Non sarà così e il dubbio del centrocampista laziale non troverà una risposta dignitosa da parte delle istituzioni calcisctiche. Più in là Fabio Firmani è incredulo, allarga le braccia e cerca di capire dai racconti che arrivano la dinamica dei fatti. Si vede anche Fonseca, procuratore di Muslera, venuto a parlare con Lotito del suo pupillo, ma i fatti fanno passare in secondo piano qualsiasi discorso di mercato. Stessa fine per Beltrami, agente di Behrami, che si apparta solo per qualche secondo con Lotito e si arrende allo squillo continuo dei cellulari del presidente biancoceleste. Passa qualche minuto, pochi, e Rossi annuncia ai calciatori che sono liberi. Qualcuno riparte per Roma con gli aerei delle 16 e delle 17, altri si fermano al Nord con le famiglie, tutti con la morte nel cuore. Cribari e altri calciatori della Lazio provano a mettersi in contatto con i genitori di Gabriele per poter pagare il funerale di questo ragazzo che voleva solo andare a Milano a vedere la propria squadra del cuore. Iniziativa lodevole ma adesso è solo il momento del dolore e del silenzio.