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La battaglia sulla Finanziaria riprende stamani nell'aula ...

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Fino alla fine, però, l'Unione dovrà incrociare le dita per scongiurare il rischio che qualche senatore dissidente decida di fare lo sgambetto al governo Prodi. «Lambertow», infatti, ogni giorno che passa continua a ripetere che dirà no a una manovra economica troppo «spendacciona» e ieri ha rilanciato. «Mi riservo fino all'ultimo il giudizio complessivo sulla Finanziaria», ha spiegato intervenendo alla presentazione milanese del suo movimento politico. Dini sa bene quali sarebbero le conseguenze di un suo no: «Ci sarà una crisi di governo», prevede. Ma la cosa non lo turba più di tanto: perché, sottolinea, «noi abbiamo le mani libere». Per scongiurare l'eventualità del voto negativo di Dini, il centrosinistra è pronto ad accogliere quasi tutte le sue richieste. Il nodo delle assunzioni dei precari della pubblica amministrazione, come ha spiegato il relatore Legnini, è stato sciolto accogliendo un emendamento del braccio destro di Dini Natale D'Amico, opportunamente modificato. Non ci sarà una sanatoria indiscriminata: i precari con un contratto a termine dovranno superare una selezione, mentre i co.co.co avranno diritto a un punteggio da far valere nei prossimi concorsi. Il punto è che Dini non si accontenta: sul tappeto, insiste, ci sono altri nodi. In primis quello del tetto degli stipendi dei manager pubblici, al quale è totalmente contrario in nome della difesa della qualità nello Stato; quindi quello della copertura della norma che abolisce i ticket. Sono queste uscite di Dini a far temere al centrosinistra che l'ex presidente del Consiglio sia alla ricerca di un pretesto per rompere. In ogni caso, l'Unione è disposta anche a ritardare la tabella di marcia della Finanziaria, facendo slittare il voto finale da mercoledì 14 a giovedì 15.

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