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Ma FI teme che nell'Udc ognuno vada per conto suo

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Ma non abbiamo colpe». Lo dice Mario Baccini, lo ribadisce Rocco Buttiglione, lo mette nero su bianco Pier Ferdinando Casini: «Gli alleati si giudicano fedeli o infedeli in base agli atti politici, non in base alle chiacchiere». E alle insinuazioni che arrivano da Forza Italia che Berlusconi sia preoccupato non tanto dal leader dell'Udc, quanto dalle varie correnti interne che potrebbero non seguirlo in Senato nel momento decisivo, Buttiglione taglia corto: «Finché io e Casini andremo d'accordo l'Udc resta unita e compatta». L'unico che non vuole sbilanciarsi resta Carlo Giovanardi, il più fedele alleato del leader di Forza Italia dentro l'Udc: «Non commento dichiarazioni che sono state smentite il giorno dopo. Io resto a quello che Berlusconi ha detto sabato a Verona e cioè che il centrodestra è unito e che i rapporti con gli alleati sono ottimi. Non credo che il Cavaliere abbia cambiato idea, sarebbe autolesionismo. Eppure il problema della «spallata» esiste. E soprattutto, giorno dopo giorno, si fa sempre più pressante l'esigenza di capire cosa succederà se il governo supererà anche questa prova. Rocco Buttiglione, per spiegare il suo punto di vista ricorre a San Tommaso: «Chi vuole il fine deve volere i mezzi per raggiungere il fine. Berlusconi deve capire che i senatori che possono passare con noi ci sono. Ma sono persone per bene, non vogliono elezioni anticipate. Non vogliono passare per i traditori, una volta fatto cadere Prodi con chi potrebbero schierarsi? In Senato non ci si vende per poco, servono motivazioni. Se invece lavoriamo per costruire qualcosa di nuovo, che magari è il Ppe italiano creato attorno a Forza Italia e all'Udc, allora è possibile che vengano con noi. Ma ci vuole tempo». Neppure nell'area di Baccini e Tabacci — i più ostili a Berlusconi, quelli che di tornare tra le braccia del leader di Forza Italia proprio non ne hanno voglia — fa breccia l'idea che l'Udc stia facendo il doppio gioco con Berlusconi: «Il Cavaliere sta cercando una via d'uscita — spiegano — perché ha capito che la spallata non ci sarà. E dà la colpa a noi». I contatti con il Cavaliere comunque ci sono, anche se non sempre alla luce del sole. E alla politica nazionale si intreccia strettamente anche la politica romana. In gioco ci sono le elezioni provinciali dell'anno prossimo, con la possibilità che il candidato sia Luciano Ciocchetti proprio dell'Udc. Una scelta che lascerebbe libera la casella di candidato alle elezioni regionali del 2010 a un uomo di Forza Italia. Ma c'è chi, tra i centristi, alla poltrona di Marrazzo ha già fatto un pensierino e con Berlusconi tra avviando qualche trattativa. Fantapolitica? Forse, però che a Roma l'Udc non sia quel partito unito e compatto come all'esterno vorrebbero farlo apparire si può intuire anche da piccole sfumature: per il 23 novembre è previsto nella capitale un convegno di Baccini e Tabacci, il giorno dopo uno di Casini e Cesa...

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