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L'Unione si sente già salva

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L'ottimismoè palbabile tanto che, ad un certo punto, il braccio destro di un esponente di spicco dell'esecutivo si avvicina e li stuzzica: «Mi sembra che il clima sia cambiato o sbaglio?» Non sbaglia. Se due settimane fa un po' tutti, all'interno dell'Unione, erano pronti al peggio, oggi si guarda con una certa fiducia al futuro. «Il paradosso che a far tirare il fiato alla maggioranza è il Senato - spiega un deputato ulivista dietro promessa di anonimato -. Dopotutto Dini ha ottenuto quello che chiedeva sui precari, la sinistra radicale è riuscita ad ammorbidire il decreto sulle espulsioni. Gli altri dissidenti hanno portato a casa i loro emendamenti che, nove volte su dieci, significano soldi. Se a questo si aggiungono le voci che filtrano dal fronte della Cdl dove tira aria di disfatta, c'è più di un motivo per essere speranzosi». Certo, nell'Unione c'è la consapevolezza che a Palazzo Madama un intoppo ci può sempre essere, ma ora l'obiettivo di arrivare a gennaio sembra un po' meno lontano. E così, dopo il premier Romano Prodi, un po' tutti cominciano ad ironizzare sulla «spallata» berlusconiana. «Se la spallata non funziona Berlusconi si lussa la spalla» commenta il ministro della Difesa Arturo Parisi. Sulla stessa lunghezza d'onda il sottosegretario a Palazzo Chigi Enrico Letta: «Il gossip sulla spallata ha aiutato il governo ad affrontare in Parlamento ogni singola questione con maggiore attenzione al merito». E mentre Clemente Mastella torna a chiedere un cambio di passo a gennaio, il capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi fa una previsione: «Il 14 novembre saranno in molti a presentare il conto a Berlusconi».

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